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cultura dell'immagine e della parola

Bifest 2012 – Diario, Giorno 1

Con l’inaugurazione della mostra dedicata ai disegni di Ettore Scola, ha inizio ufficialmente l’edizione 2012 del Bifest. Sarà la crisi, ma una prima occhiata al programma mostra un calendario meno ricco rispetto a quello dell’anno scorso, soprattutto per quel che riguarda la qualità di molte opere in gara. La sezione Panorama Internazionale è sicuramente quella che stuzzica maggior interesse; tocca a Le Skylab di Julie Delpy aprire le danze. Quello della regista francese è un lungo flashback nei ricordi di un’estate, il dipinto di una grande e felice famiglia riunitasi per festeggiare il compleanno della pimpante matriarca. Tra abbracci, sorrisi e allegre scorpacciate (i pranzi luculliani di famiglia non sono, evidentemente, una specialità esclusiva del nostro Ferzan Ozpetek), si intravedono ombre nere che tacciono solo in virtù del quieto vivere e dell’amore fraterno.

Sempre corposa è la sezione dedicata ai Documentari in concorso, che in questa prima giornata sembrano esser accomunati da una stessa tematica: l’Africa e la sua gente. Gente in fuga dalla guerra, come mostra Mariangela Barbanente in Ferrhotel, opera che apre una finestra sulla vita trascorsa da un gruppo di rifugiati somali all’interno di un albergo occupato nella città di Bari. Un albergo abbandonato, trasformato da questi uomini e queste donne in una casa, perché tali sono i luoghi dove albergano le speranza, i dolori, le illusioni. Nei loro dialoghi si intendono benissimo difficoltà che gli spettatori conoscono o presumono di conoscere (la disoccupazione, il desiderio di ricongiungersi alle famiglie, la volontà di fermarsi e costruire la propria vita) ma, con grande sensibilità, la Barbanente ha voluto evitare di mostrarli come un blocco umano amorfo, fatto solo di problemi. È l’individuo nella dimensione domestica delle sue gioie e suoi dolori quello che mostra la regista; uno sguardo che non ci si sarebbe aspettati in questo albergo, in questo microcosmo invisibile agli stessi baresi. L’Italia della malagiustizia, dello Stato incapace di garantire ai suoi cittadini i loro diritti fondamentali, è invece il terribile protagonista di 148 – Stefano. Mostri dell’inerzia, opera di Maurizio Cartolano che tenta di ricostruire la brutta vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi. Un tema delicatissimo, sia per la vicenda trattata che per le persone, i sentimenti coinvolti, il cui rischio sarebbe stato quello di cadere in un eccesso di dramma e di retorica. Il valore dell’operazione di Cartolano sta nell’essere riuscito ad evitare questo rischio, cercando un approccio ai fatti che, seppur narrati unicamente dalla parte lesa (ma questo perché, come è poi esplicitato nel film, gli altri “protagonisti” di questa vicenda si sono rifiutati di comparire), riesce a offrire un quadro della morte di questo ragazzo senza ricorrere ad inutili partigianerie.

Se nelle opere citate motivo di lode comune è l’assenza di retorica, questa è invece abbondata fuori dalle sale, sotto forma della polemica che imperversa, fin dalle passate edizioni, tra gli enti regionali che organizzano il Festival del Cinema di Bari e il Comune e la Provincia di questa città. Quest’anno, in particolare, Felice Laudadio, direttore artistico del festival, ha sentito la necessità di far partecipi anche gli spettatori di questa diatriba che ha a che fare più con la politica (e i partiti) che con la cultura, lanciando strali a Comune e Provincia direttamente dalle prime pagine di benvenuto del programma cartaceo. Una cosa che ci si sarebbe volentieri risparmiati.
Gli organizzatori del Bifest non si sono lasciati scappare la “ghiotta occasione” costituita dalla recentissima morte di Tonino Guerra, cambiando all’ultimo minuto alcune parti del programma; così, al ricordo di Carmelo Bene (celebrato con una lunga serie di appuntamenti), si aggiunge quello del grande poeta e sceneggiatore. Vien da pensare che, fortunatamente, gli organizzatori non si son ricordati per tempo della morte del musicista pugliese Enzo Del Re (avvenuta nel 2011) altrimenti, più che festival del cinema, questa edizione 2012 si sarebbe potuta benissimo intitolare “Festival del Grande Estinto”!.

A Liliana Cavani, che apre la lunga serie di premiazioni previste, va il Premio Fellini 8½ per l’eccellenza cinematografica.

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