hideout

cultura dell'immagine e della parola

Marley: l’artista si fa uomo

Marley-locandina

Semplicità, attenzione e nessun preconcetto. Non suona esattamente come «Peace, Love & Unity», ma con tutta probabilità a Bob Marley sarebbe piaciuto lo stesso. Anche perché, per quanto il padre del reggae sia diventato negli anni un’icona con i connotati tipici della santità (immagino se la giochi col Che per il numero di magliette con sopra la propria effigie diffuse nei licei), a voler ben guardare nel corso della sua vita le predicazioni si sono sempre limitate alla forma canzone. Per intenderci, non lo abbiamo mai sentito esprimere opinioni in prima persona, si è piuttosto fatto portatore di un messaggio universale con alla base una forte componente teologica, data dalla religione rastafari. Che poi è stata ridotta dal mercato a una celebrazione dei colori dell’Africa e del consumo di marijuana, ma non certo per colpa del suo cantore più devoto.

Ma torniamo al film. L’obiettivo dichiarato di Kevin Macdonald è quello di raccontare il Bob Marley uomo. Impresa difficilissima, proprio perché la persona ha finito per essere assimilata col messaggio. E quando il messaggio è quello dell’amore universale, dell’unità tra le persone e del rispetto tra le razze, il rischio che la biografia diventi agiografia è enorme. In questo senso, il regista britannico (tutt’altro che sprovveduto, come testimonia l’enorme numero di menzioni e premi ricevuti a fronte di una produzione filmica tutto sommato contenuta) ha avuto l’umiltà di scegliere la strada più faticosa e meno spettacolarizzante: quella della scrupolosa documentazione sulle vicende e sui loro protagonisti. Nella fattispecie, il suo documentario presenta una mole impressionante di interviste realizzate secondo il principio del «a chi ha qualcosa da dire su Bob per esperienza diretta sia data la parola».

In primo piano, come è giusto che sia, troviamo i familiari di Marley. Ma anche i membri della sua crew negli anni Settanta, le sue amanti, i colleghi e perfino l’infermiera tedesca che lo accudì negli ultimi giorni di ricovero in ospedale. Tutti quanti, e questo in ultima analisi è il motivo per cui il film funziona così bene, estremamente onesti nel raccontare il proprio rapporto con Bob, senza troppa costruzione mitologica intorno. Ne esce così il ritratto di un essere umano autentico: un uomo di fede e un artista puro, ma anche un padre poco paterno, un musicista ambizioso e un marito spesso egoista. Lesa maestà? Tutt’altro. Le debolezze di Marley, lo riportano allo status di comune mortale esaltandone la grandezza nei momenti migliori. Quelli in cui si mise col cuore al servizio di un’ideale di pace che nella Giamaica di quel decennio, devastata dalla violenza, richiedeva non solo parole, ma anche atti di coraggio. Un’operazione talmente ben condotta da giustificare perfino una concessione alla retorica sui titoli di coda, così ben dosata da risultare – quasi a sorpresa – commovente.

Curiosità: In Italia il film sarebbe dovuto uscire nelle sale per un giorno soltanto, il 26 giugno 2012 per poi uscire direttamente in Home Video. Ma il grande successo (16.666 spettatori per un incasso di € 158.285 in un solo giorno) ha portato gli esercenti a chiederne a gran voce una distribuzione regolare a partire dal 29 giugno 2012.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»