hideout

cultura dell'immagine e della parola

La guerra è dichiarata: lo specchio della vita

la-guerra-e-dichiarata-la-locandina

Valérie Donzelli. Segnatevi questo nome perché ne sentiremo ancora molto parlare. Regista, attrice, scrittrice, musicista, cantante ma soprattutto donna, per di più bellissima, che ha capito il presente e anticipa il futuro. Il suo sguardo (cinematografico) è la vera novità degli ultimi anni, capace di essere allo stesso retrò e completamente nuovo. Con La guerra è dichiarata, presentato alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2011, ha folgorato pubblico e critica mettendo in scena, vestita da calze color panna e accompagnata da canzoni zuccherose, la tragica storia della malattia di suo figlio.

Nel film un giovane uomo e una giovane donna si conoscono, si amano, decidono di vivere insieme, uniscono le loro rispettive famiglie tra problemi economici e solidarietà emotiva, fanno un figlio e poi si ritrovano ad affrontarne una grave e micidiale malattia. La scelta di chiamare questi due personaggi Roméo e Juliette nasconde già un primo indizio sul destino di questa storia, che comunque sorprende per la normale tragicità. In La guerra è dichiarata, la giovane coppia affronta la quotidianità di eventi straordinari come il lavoro, l’affitto, il rapporto con gli amici, la gioia e la malattia. Gli eventi sono legati da una voce fuori campo à la nouvelle vague, da colori caramellosi e personaggi troppo belli per essere veri, eppure assolutamente reali (vogliamo che lo siano). Donzelli si butta a capofitto nel racconto, aggirando i pericoli del patetico e della stucchevolezza (ovvi, quando si racconta la malattia di un bambino) ma affrontandoli a viso aperto e insinuandocisi dentro, ribaltandoli. Così, la lacrima è sempre dietro l’angolo, ma è sempre vera, mai costruita, come se finalmente esistesse  un nuovo cinema, un nuovo mostrabile, capace di farci vivere la realtà per quella che è, confondendo pubblico e privato, schermo e vita.

E quando usciti dalla sala, ancora scossi da un’esperienza di straordinaria umanità, si scopre che la storia di Roméo e Juliette è vera, lo sconquasso è totale. Valérie Donzelli (Juliette) e Jérémie Elkaïm (Roméo) hanno dovuto combattere contro il tumore al cervello di loro figlio nella vita vera, e hanno riportato sullo schermo, dopo essersi lasciati come coppia, la loro esperienza. Non si tratta quindi di un film “tratto da una storia vera” (tra l’altro non dichiarato all’inizio del film), ma della vita vera, in un rimando metacinematografico commovente. Una sorta di cinema sapiens sapiens che finalmente non imita la vita ma la rispecchia. Semplicemente.

Per questo sentiremo ancora parlare di Valérie: perché ha inventato un linguaggio nuovo che rimasticando il proprio mondo interiore insieme alla tradizione dell’alta commedia francese, riesce a pronunciare i primi vagiti di un cinema nuovo e illuminato, rivolto a chi è alla ricerca di un mondo (in)sicuro di sé e senza rimpianti.

Curiosità: per completare l’opera metacinematografica, Adam, il figlio di Roméo e Juliette, è interpretato da Gabriel Elkaïm, il vero figlio di Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»