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Titoli e star a Berlino: l’Orso torna protagonista

In una Berlino imbiancata e sotto zero, scatta oggi la 62esima edizione della Berlinale (la decima edizione diretta da Dieter Kosslich), il primo dei grandi appuntamenti cinematografici europei, quest’anno più che mai impreziosito da molti nomi che da oggi fino al 19 febbraio si alterneranno su red carpet del Berlinale Palast.

La bella notizia arriva subito dal programma che assegnerà l’Orso d’Oro e che vede tornare in competizione una pellicola italiana (mancava dal 2008 quando passò Caos calmo di Aurelio Grimaldi), Cesare deve morire, di Paolo e Vittorio Taviani, figure di spicco del cinema internazionale, e che qui erano già stati apprezzati nel 1972 con San Michele aveva un gallo (menzione speciale) e nel 1977 per Padre padrone (premio della Giuria, per poi essere premiata a Cannes con la Palma d’Oro). Il documentario, girato nel carcere di massima sicurezza di Rebibbia, vede protagonisti gli stessi detenuti alle prese con la messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare, in un viaggio alla scoperta di nuovi linguaggi che ha visto i registi seguire le prove per circa sei mesi. L’Italia sarà presente anche con gli attesi e discussi Diaz di Daniele Vicari con Elio Germano e Claudio Santamaria (nella sezione Panorama Special) e soprattutto The Summit, diretto da Franco Fracassi e Massimo Lauria (Panorama Dokumente), entrambi concentrati sull’analisi dei tragici giorni del G8 di Genova del 2001, quest’ultimo addirittura ricco di interviste e immagini inedite.

Grande interesse sarà per l’opera prima da regista di Angelina Jolie con In the Land of Bloom and Honey, presentato fuori concorso il 10 febbraio, ambientato durante la Guerra dei Balcani, ma anche per il documentario “rivolta” del regista francese Tony Gatlif, Indignados (in Panorama) tratto dal romanzo omonimo del diplomatico berlinese Stéphane Hessel, e Last Call at the Oasis (Culinary Cinema) di Jessica Yu invece sul tema dell’acqua, che per l’occasione vedrà la presenza a Berlino per parlare del problema anche la nota attivista americana Erin Brockovich. Da segnalare nel concorso ufficiale due titoli su tutti, Captive di Brillante Mendoza sul gruppo estremista islamico Abu Sayyaf (con Isabelle Huppert), e Molto forte, incredibilmente vicino di Stephen Daldry, che aveva aperto il Festival nel 2008 con The Reader, tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer sull’11 settembre, candidato quest’anno a due premi Oscar, tra cui quello di miglior film.

Quella di quest’anno sarà una giuria più che mai variegata a decidere sui premi più importanti, a partire dal Presidente, il regista inglese Mike Leigh, uno dei fiori all’occhiello di questa edizione, un nome indubbiamente di grande sicurezza ed esperienza. “Per me ogni Festival è diverso – ha detto Leigh nella conferenza stampa di presentazione – ma Berlino ha un fascino indescrivibile, qui si respira uno spirito particolare, quello del grande cinema di qualità e ricerca. Per me essere stato chiamato qui è un grandissimo onore”. Ad affiancarlo il regista iraniano, Orso d’oro 2011 (e probabile Oscar per il miglior film straniero di quest’anno con Una separazione) Asghar Farhadi, l’attrice francese Charlotte Gainsbourg, l’attore americano Jake Gyllenhall, i registi François Ozon e Anton Corbijn, lo scrittore algerino Boualem Sansal e l’attrice tedesca Barbara Sukowa. Ma come detto sarà un’edizione ricchissima di star a partire da Meryl Streep, Orso d’Oro alla carriera e che qui presenterà l’ultimo suo capolavoro d’attrice, The Iron Lady, passando per Antonio Banderas, Robert Pattinson, Charlize Theron (Young Adult), Keanu Reeves (Side by Side), Juliette Binoche (Elles), Salma Hayek, Clive Owen, Javier Bardem, Billy Bob Thornton (anche da regista con Jayne Mansfield’s Car) e Christian Bale (nel film di Zhang Yimou, I fiori della guerra).

E se Panorama e Forum saranno come sempre sezioni – gioiello dove poter trovare piccoli e grandi lavori, capaci di unire linguaggi e stili diversi, focus d’attenzione per la retrospettiva – omaggio al grande Studio Babelsberg, il più vecchio studio cinematografico al mondo, situato della città di Potsdam, sezione (Happy Birthday) che permetterà agli spettatori di rivedere dieci opere divise per decadi, da L’ultima risata di Murnau, passando per L’angelo azzurro, fino al già citato The Reader e Il pianista di Polanski.

Film d’apertura, e che aprirà le danze ufficialmente, sarà Les adieux a la reine, tratto dall’omonimo romanzo di Chantal Thomas, del francese Benoit Jacque, sugli ultimi giorni di Maria Antonietta, con interpreti Diane Kruger e Léa Seydoux. Mentre la neve riprende a cadere, con i giornalisti e addetti ad affannarsi a terminare gli ultimi accorgimenti, il Berlinale Palast è pronto a illuminarsi nuovamente per il suo spettacolo più bello.

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