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Melancholia: Lars, il romantico!

Lars, il romantico!

Melancholia di Lars Von Trier si articola e si sviluppa sui concetti di dolore e la noia teorizzati da Schopenhauer e una visione romantica dell’artista; si delinea peraltro una contrapposizione filosofica nel modo di procedere delle due protagoniste femminili: tra l’atteggiamento positivista dinanzi ai fenomeni naturali fondato sulla ragione e la scienza di Claire (che la ragione finirà per perderla) ed il concetto kantiano di Sublime del quale invece Justine sembra quasi del tutto posseduta.

I codici poetici e stilistici restano quelli tipici del cineasta danese: camera a mano, montaggio schizoide, slow motion per allungare e far sentire il tempo, suddivisione godardiana in capitoli, donna come organo e strumento conoscitivo dell’ignoto; tuttavia, essi appaiono qui arricchiti da una maggiore necessità di attingere da se stessi e dalla propria sofferenza (com’è noto il regista in passato soffrì di una non lieve forma di depressione) per la realizzazione di un’opera d’arte. Il cineasta ha infatti utilizzato l’esperienza del male di vivere per costruire un prodotto artistico che fosse capace di interrogarsi sulle possibili reazioni che l’Umanità intera potrebbe avere di fronte a una catastrofe di origine naturale. Da un lato Claire cerca di affidarsi alla scienza, quindi si ostina a cercare risposte sulla sorte del pianeta nelle previsioni esatte degli studiosi e poi, presa dal totale sconforto, si dà alla fuga disperata, senza fine e meta alcuna, perdendo completamente il senno dinanzi al cataclisma ormai incombente. Dall’altro invece Justine, giovane donna in carriera, assume un atteggiamento di inerzia, apatia, inettitudine a vivere dinanzi alla situazione catastrofica: il Sublime dinamico e quello matematico di Kant si fondono nel personaggio interpretato dalla Dunst la quale, agli sgoccioli del film, suggerisce addirittura alla sorella di godersi lo spettacolo in terrazza bevendo vino e ascoltando la Nona Sinfonia in Re minore di Beethoven.

Per mettere in scena l’Assoluto e il Sublime, Lars Von Trier ha bisogno però di un altro grande romantico: Wagner ed il suo Tristano e Isotta che, per l’intera durata del film, cullano lo spettatore dinanzi allo spettacolo della fine del mondo.

Curiosità
Dopo Bodil Jørgensen, Bjork e Charlotte Gainsbourg, Kirsten Dunst è la quarta attrice diretta dal regista danese a ricevere un premo per la sua interpretazione.

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