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Piccoli omicidi… per gli amici

Piccoli omicidi… per gli amici

Dallo scenario hollywoodiano mancava da un po’ di tempo una frizzante black comedy che c’entrasse nel segno uno spensierato divertimento ben costruito. Il merito non va solo a Seth Gordon, documentarista e regista televisivo (da non perdere il suo disperso The King of Kong – A Fistful of Quarters), ma anche alle performance inedite di due degli Horrible Bos-ses del titolo originale: Jennifer Aniston, finalmente sexy nella versione di un’allegra den-tista ninfomane e Colin Farrell, panciuto e trasandato cocainomane, strafottente e totalmente irriconoscibile. Kevin Spacey, il terzo capo da uccidere ci regala invece le migliori espressioni da sadico doppiogiochista a cui ci ha abituati nei suoi thriller più noti. Insomma, tre grandi nomi che valorizzano e caratterizzano fortemente la trama, onorata anche della presenza dal capo-buono-che-schiatta Donald Sutherland e dal consigliere criminale Jamie Foxx, aka “Fottimadre Jones” (a voi scoprire il perché). Nei ruoli degli impiegati disperatamente oppressi dai rispettivi capi tre comici cari al pubblico americano: Charlie Day, Jason Sudeikis e Jason Bateman, noto anche in Italia grazie alla serie Ti presento i miei (Arrested Development) e i film Juno (idem, 2007), Paul (idem, 2010), e già al fianco della Aniston in Due cuori e una provetta (The Switch, 2010).

Il film gode di una dinamicità che non lascia spazio a tempi morti e che poggia su un solido montaggio, in cui le storie dei tre protagonisti vengono introdotte separatamente e ricondotte insieme dal filo conduttore di un mondo del lavoro malato e da “ripulire”. Una commedia credibile anche grazie al gioco citazionista metacinematografico, naturale e mai invasivo, messo in atto dai personaggi. A partire dall’intreccio ispirato al classico di Hitchcock Delitto per delitto – L’altro uomo (Stranger on a Train, 1951), e al suo “remake” più famoso Getta la mamma dal treno ([italicThrow Momma from the Train, 1987) fino alle papere durante i titoli di coda che dimostrano la volontà di aver deliberatamente giocato con gli stilemi cinematografici. Come a sostenere che “l’arte imita l’arte” e infatti il piano, progettato nei minimi, ridicoli dettagli, prenderà una piega ça va sans dire impre-vista.

La ricetta comica alla fine funziona alla perfezione e le risate del pubblico arrivano puntuali. Forse anche grazie alla facile immedesimazione con i tre sfortunati protagonisti, rappresentazione di un mondo del lavoro ormai allo sbando, dove gli Horrible Bosses rappresentano grottescamente (ma non troppo) la realistica e dilagante mancanza di etica, professionalità e merito. Peccato dunque che in italiano, il titolo si trasformi in un vademecum per ottenere la felicità (?) sbarazzandosi dei propri datori di lavoro.

Curiosità: Jennifer Aniston, nei panni della Dott.ssa Julia Harris, indossa una parrucca castano scuro per rendere il suo personaggio ancora più sexy e provocante. Girava voce che per il film fossero stati presi in considerazione: Vince Vaughn, Owen Wilson, Matthew McConaughey, Dax Shepard, Ashton Kutcher, Paul Rudd, Philip Seymour Hoffman, Jeff Bridges e Tom Cruise.

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