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Capdown

Capdown

I film Marvel meglio riusciti (ma i film con protagonisti supereroi in generale) sono quelli che raccontano le origini del mito. Il canovaccio è un po’ sempre lo stesso: il protagonista, un individuo spesso emarginato e un po’ sfigatello, per un motivo o per l’altro acquisisce dei poteri straordinari e pian piano inizia la sua ascesa verso la gloria terminandola con la sconfitta dell’antagonista più “super” in circolazione. Bene, questa è, appunto, la trama della nuova pellicola di Joe Johnston, ambientata quasi interamente durante la Seconda Guerra Mondiale (scelta coraggiosa e ben accetta) in cui l’esile Steve Rogers (un azzeccato Chris Evans) diventerà il leggendario Captain America.

I primi capitoli di quelle che poi diventeranno quasi sicuramente delle saghe sono solitamente i più riusciti, perché scavano più nella psicologia del protagonista, devono inquadrare l’ambiente e il tempo in cui vivrà l’eroe e disporre le carte in tavola, ma soprattutto perché non abusano di effetti speciali o scene tipiche dei blockbuster che li seguiranno. E Captain America non fa eccezione per la prima parte del film. Il potenziale su cui lavora il regista è alto, anche grazie ad alcune trovate rischiose ma apprezzate, come quella di narrare tutto il processo di ascesa del supersoldato passando, prima della fase d’azione eroica, attraverso la strumentalizzazione mediatica e propagandistica di quello che agli occhi di tutti è un “esperimento da laboratorio”. Però la pellicola fa fatica ad ingranare sia narrativamente (risulta piuttosto noiosa e mal strutturata questa prima parte) che visivamente (il gusto retrò che si cerca di imprimere non è dei meglio riusciti).

Inoltre il film decade completamente nella seconda metà, dove troppa azione e fretta di concludere il capitolo danno largo spazio a scelte per nulla convincenti ma soprattutto a troppi effetti speciali. Sembra quasi che si voglia compensare la staticità della prima ora. E allora ecco inseguimenti in moto, assalti al treno, scazzottate a più non posso che, tra l’altro, sono mal diretti. A conti fatti dispiace constatare che la scelta di Joe Johnston per dirigere questo film sia una delle meno fortunate di casa Marvel, soprattutto perché le idee di base erano decisamente buone. E quando si esce dalla sala purtroppo non si può non pensare di aver perso tempo e soldi.

Curiosità
Come in quasi tutti i film Marvel non poteva mancare il cameo di Stan Lee. L’autore di fumetti più famoso d’America in questa pellicola infatti interpreta un alto ufficiale dell’esercito che assiste alla premiazione di Steve Rogers.

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