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L’evoluzione della famiglia tradizionale

L’evoluzione della famiglia tradizionale

Annette Bening (Being Julia, American Beauty e recentemente candidata per questo ruolo all’Oscar 2011) e Julianne Moore (America oggi, Magnolia, I figli degli uomini), sono Jules e Nic, solida coppia lesbica che vive in California, trascorrendo le proprie giornate incastrando i reciproci lavori (l’una affermato medico a rischio stress lavorativo e l’altra stravagante artista-botanica in perfetto stile figlia-dei-figli-dei-fiori) e le rispettive personalità. Una romantica, tenera e assolutamente normale vita di coppia fatta di sguardi, complicità, dolcezza e rispetto, arricchita dall’educazione bilaterale dei due figli, Joni e Laser (Mia Wasikowska – Alice in Wonderland – e Josh Hutcherson – Polar Express), avuti indipendentemente da uno stesso donatore. Sarà la maggiore Joni, al compimento della maggiore età, a fare la richiesta, spinta dal fratello minore e all’insaputa delle madri, per conoscere il padre biologico Paul (Mark Ruffalo, Zodiac ), sconclusionato imprenditore che fu “inconsapevole artefice” della vita dei due ragazzi. Il suo capitombolo funesto nella vita ordinaria e straordinaria di Nic, Jules, Joni e Laser, provocherà, ovviamente, una serie di incrinature all’equilibrato e dolcemente “normale” status del nucleo familiare: dal giovane adolescente bisognoso di un confronto paterno, al cambiamento dela ragazza razionale e giudiziosa, fino all’incandescente trio formato tra le due mamme e Paul, laddove le ansie lavorative di una sfoceranno in siparietti ai limiti dell’alcolismo paventato, mentre le insicurezze “creative” e fortemente femminili dell’altra troveranno uno sfogo fisico non atteso.


Il tutto delineato delicatamente da Lisa Chlodenko ( Laurel Canyon), qui abile deus ex machina nel raccontare una coppia tanto moderna in usi, costumi ed educazione dei figli, quanto convenzionale e tipica per quanto concerne la spiazzante tenerezza, il sentimentalismo e la profondità emozionale.
 In una società d’oggi, quella Americana e quindi globale, dove le coppie omosessuali (con figli!) non trovano vera comprensione o più spesso un ipocrita e non sincero appoggio nei media, I ragazzi stanno bene permette di sollevare interrogativi sopiti e di sospirare con ironia e dolcezza l’effettiva semplicità insita nei sempre immortali valori tradizionali. Un affresco contemporaneo e lieve della vita, reso magicamente concreto dalla forma della commedia, mai forzatamente progressista ma comunque indipendente, dove l’atipicità diventa consuetudine normale, senza fronzoli e volgarità.


Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2010 e al Roma Film Festival 2010 e premiato alla 60° Berlinale con il Teddy Award, la pellicola vanta oltre alla candidatura all’Oscar 2011 per la Bening (vincitrice anche del Golden Globe 2011) e per Ruffalo come miglior attore non protagonista, a conferma di un cast azzeccato e di uno script (della regista e di Stuart Blumberg) coinvolgente e brillante, grazie anche a dialoghi mirati e senza forzature. L’umanità in primis – sia si parli di amore saffico o no, di figli in provetta o no, di padri biologici o no – messa in scena in maniera normale e divertente. Molto più di tanti recenti concorrenti.

Curiosità
La regista Lisa Cholodenko non è nuova a tematiche del “genere” avendo diretto numerose puntate della serie The L World. Il titolo del film è stato scelto per richiamare la canzone The Kids Are Alright di The Who.

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