Babele contemporanea
Alejandro Gonzalez Iñarritu, pur essendosi formato artisticamente negli Stati Uniti, è un regista messicano. Ed è il mondo ispanico che lo ispira forse più dal profondo, in particolare quello di Città del Messico, una città del quale aveva magnificamente illustrato le contraddizioni in Amores perros. Biutiful, tratto da un soggetto scritto dallo stesso Iñarritu, è invece ambientato a Barcellona. È una storia complessa e decisamente cruda. Come lo sono le immagini, particolarmente metafisiche quando si fanno soggettive. Il protagonista è interpretato da uno dei volti spagnoli per eccellenza, Javier Bardem, che per questo ruolo si è aggiudicato a Cannes la Palma d’Oro come miglior attore.
La fotografia, è stata curata da Rodrigo Prieto, che ha lavorato con Iñarritu già per la realizzazione di Amores perros e 21 grammi, riuscendo a tramutare anche le inquadrature più semplici in dipinti magistrali e creando atmosfere notturne colorate e contradditorie, per caratterizzare il paesaggio multietnico della periferia di Barcellona. La camera è spesso in movimento e le inquadrature si stringono in primissimi piani. La confusione, il disagio, sono trasferiti in un montaggio che soprattutto all’inizio è velocissimo, con stacchi da poche frazioni di secondo. Tutto gira intorno al protagonista, un padre che ama i suoi figli ma continua a sgridarli. Un personaggio ricco di contraddizioni, come tutta la realtà che lo circonda. Ciò che è reale è crudo, e a volte questa realtà si fa talmente brutale da apparire surreale. Anche la moglie di Uxbal, interpretata da un’attrice di teatro argentina (Maricel Alvarez), è l’apoteosi delle opposizioni. Una donna fragile, affetta da disturbo bipolare. Uxbal è un uomo che è a metà tra la vita e la morte, ed è capace di un contatto quasi magico con l’aldilà e con un passato mitico.
Biutiful è una storia estremamente contemporanea, e anche molto ispanoamericana nella sua vena magica e surreale. Reale e irreale si fondono, come le immagini dei personaggi spesso riflesse dagli specchi, o distorte dalla pioggia sui vetri. La musica segue lo scorrere del tempo del film, accompagnando con note metalliche del basso il dolore e la disperazione, e adagiandosi su melodie di chitarra classica. Solo nell’aldilà, bianco di neve, dove vivono solo esili tronchi d’albero, esiste la calma. Un paradiso che di certo non sta in terra, non in quella del mondo di Uxbal.
A cura di Nicole Braida
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