hideout

cultura dell'immagine e della parola

These New Puritans
We Want War

Artista: These New Puritans
Brano: We Want War, Attack Music, Hologram
Album: Hidden
Data di uscita: 2010
Regista: Daniel Askill, Matthew Stone

Guarda il video di We Want War

La musica opprimente richiama il suono di una battaglia, di una minaccia incombente, di una bomba pronta ad esplodere. “Can’t you feel them breathing down your neck?” recita il testo. We Want War è uno dei singoli tratti da Hidden, ultimo album dell’ensemble inglese, sicuramente una delle realtà più interessanti degli ultimi anni. In un panorama sempre più asfittico che vede da una parte dominare i soliti nomi commerciali e dall’altra soccombere la nerditudine revivalistica che gode nell’autocelebrazione vintage, il quartetto guidato dal carismatico Jack Barnett è una delle poche band che riesce ad esprimere qualcosa di nuovo. Che ha qualcosa da dire. E non lo fa solamente dal punto di vista musicale, con una miscela di suoni antichi e ultramoderni assolutamente originale, ma anche da quello visuale ed estetico.

Quella dei video dei TNPS è infatti ormai una vera e propria estetica, lontana dal sessismo cafone dell’hip-hop, quanto dall’onanismo persistente di certo indie-garage-rock’n’roll. Un’estetica dark che ha trovato concretezza estrema appunto nel video di We Want War firmato dall’australiano Daniel Askill, già dietro la macchina da presa per clip di Unkle, Placebo e Digitalism. Sette minuti che girano attorno ai pochi elementi, ma che riescono a rendere assolutamente percepibile il senso di claustrofobia e di aggressività nucleo del pezzo . Gli stessi elementi ricorrono pure in Attack Music, altro singolo tratto dall’album, lo sfondo eternamente scuro, l’azione slow motion, i corpi che si muovono a scatti sotto l’impulso frenetico del ritmo, dei beat. Una danza, una lotta, un rituale che riporta alla mente We Want War ma anche Elvis, un video dell’album precedente firmato da Saam Farahmand, anche se il regista in questo caso è un altro, ovvero il poliedrico Matthew Stone.

E se questi indizi non bastassero, le plumbee atmosfere da bianco e nero ricorrono pure in Hologram, terzo singolo tratto da Hidden. In questo caso fanno il loro ingresso in scena anche la strumentazione del gruppo e una sala prove come ambiente di contorno. C’è un esterno, un fuori e un dentro, ma il centro del palcoscenico, il focus rimane sempre sull’uomo, sui primi piani esaspera(n)ti di Barnett, sulle vigorose braccia del batterista che tengono il tempo e sulle due ragazze che suonano il piano in modo viscerale, fisico. Dal punto di vista musicale il suono si fa più armonioso, meno aggressivo, anche se il refrain “shut the door”, riporta alla mente frammenti di intransigenza di fugaziana memoria. Il video rende benissimo, invece, la sofferenza che si intravvede tra le note, nel testo della canzone. E se c’è un termine che si può associare a questa nuova estetica portata avanti dai TNPS è proprio quella di sofferenza, insieme a un altro concetto ultimamente un po’ fuori moda. Ovvero quello di verità.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»