Versioni diverse
La versione cinematografica del romanzo di Mordecai Richler è un progetto che il produttore Robert Lantos progettava da anni, da quando aveva iniziato a parlarne con lo stesso Richler. Non è stata di certo un’impresa facile trasporre in immagini le parole fluide e il sarcasmo cinico e denigrante della società che si trova nella scrittura di Richler, forse rischioso anche per la fama che il libro ha non solo oltreoceano, ma in Europa stessa.
La regia è stata affidata al canadese Richard J. Lewis, autore e regista per molti episodi di CSI, e di altre serie di successo. La scelta delle inquadrature e dello stile si adatta alla successione delle scene in maniera piuttosto fluida, senza tagli repentini, con una camera per lo più fissa e che solo a volte lentamente si avvicina ai personaggi. La fotografia è sobria e si lega all’apparato scenografico seguendone le atmosfere. Soltanto nelle scene iniziali girate a Roma, che narrano la vita bohemien di Barney, ci si lascia andare a tagli di luce più arditi, conditi a volte da musica jazz in sottofondo e che culminano in istantanee da dipinto caravaggesco, come ad esempio quando la prima moglie Clara viene ritrovata esanime nella sua casa sporca e disordinata, disseminata di still life da manuale. Anche la sceneggiatura è stata curata da un canadese, Micheal Konyves, che sceglie di privilegiare soltanto alcuni dei protagonisti e di dare maggior spazio ad altri, ma che è capace comunque di scegliere i dialoghi da un libro raccontato in prima persona e trasporli pacificamente (e forse superficialmente) in una narrazione coerente. Tra i protagonisti di certo spicca Paul Giamatti, che riesce a dare a Barney Panosky quel misto di comportamento un po’ rozzo da bevitore incallito che puzza di sigaro, ma che in fondo ha un inguaribile animo romantico. È invece il volto etereo e dolce di Rosamund Pike a interpretare Miriam, la terza moglie e unico vero amore di Barney. A incarnare Izzy Panofsky, padre di Barney, è Dustin Hoffman, per un ruolo che è stato ampliato nella versione cinematografica e che è descritto minutamente nel rapporto con il figlio. Spesso infatti dietro padre e figlio ci sono specchi a raccontare sottilmente la personalità più influente dei due e a volerci dire quanto i due siano in fondo riflesso l’uno dell’altro.
La successione temporale, complessa da seguire nel libro, grazie alla sceneggiatura è resa più lineare e comprensibile. Anche le immagini della vita romana riescono a rispecchiare senza problema l’ambientazione bohemien (che in realtà nel romanzo era quella di Montmartre a Parigi). I dialoghi, calcati sul testo ma spesso ricorretti, non riescono a raggiungere il sarcasmo pungente di Richler, e danno una versione di Barney forse meno “barneyana” di quanto coloro che abbiano letto il romanzo possano essersi immaginati.
A cura di Nicole Braida
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