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cultura dell'immagine e della parola

Addio a
Mario Monicelli

“Solo gli stronzi muoiono”.

Lo disse, quattro anni fa, Mario Monicelli in un’intervista radiofonica. Di sicuro, quelli che non moriranno mai sono i suoi film. Il primo, I ragazzi della via Paal, lo girò 75 anni fa: sembra davvero un’altra epoca, ma per tutto il Novecento Monicelli riuscì a ritrarre in forma di commedia i vizi e le virtù di tutta una nazione. La grande guerra, il film che nel 1960 lo portò a un passo dall’Oscar, rimane forse l’opera che meglio lo rappresenta, con le maschere di Sordi e Gassman a fare da perfetto specchio dell’Italia di allora. Citare solo qualche titolo è limitativo, ma non possiamo non ricordare I soliti ignoti (1958), Amici miei (1975), Un borghese piccolo piccolo (1977) e Il marchese del Grillo (1982).

Ora Mario Monicelli non c’è più, e ha deciso di andarsene da solo, a 95 anni, gettandosi dalla finestra della sua camera d’ospedale, dove era ricoverato. A proposito del padre, anch’egli morto suicida al termine della seconda guerra mondiale, aveva detto: “Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto”.

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