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Musical senza proibizioni

Musical senza proibizioni

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Tutto ha inizio nel 1936, in una scuola dove un uomo del governo americano mostra a un gruppo di genitori un film educativo sul più grande pericolo che incombe sui loro figli: la cannabis. Per la sua opera di convincimento, l’ottuso federale si serve di un filmato intitolato Tell Your Children!, ambientato curiosamente negli anni Cinquanta e ispirato a un documento pubblicato sul San Francisco Examiner di William Randolph Hearst (l’editore su cui Orson Welles modellò nel 1941 il personaggio di Kane in Quarto Potere). Un divertente gioco citazionista che non ha nulla a che vedere con le incongruenze storiche presenti, così palesi da diventare subito satiriche.

Siamo nell’ambito della commedia musicale, un genere che nel 2005, anno di produzione del film, poteva sembrare superato. E invece si dimostra il mezzo migliore per affondare una stoccata alla cultura americana, qui dipinta come bigotta, chiusa in se stessa, fondata sulla paura e pronta a gettarsi in battaglie al limite dell’assurdo. Estremizzando il loro lato paranoide, il regista riesce a portare alla luce i difetti degli Stati Uniti con un sorriso, che subito si trasforma in un ghigno di inquietudine. Nel suo mettere in scena la follia da spinello, il regista chiama in causa tanto gli zombie di Romero quanto i balletti di Grease (Randal Kleiser, 1978), riuscendo miracolosamente a mantenere un equilibrio perfetto. Il delirio citazionistico si addice perfettamente al tema allucinogeno: lo sguardo si sposta da una location all’altra senza bisogno di una motivazione razionale, ma seguendo appunto la frenesia che si suppone indotta dalla droga.

In un certo senso, la mente e l’occhio di chi guarda vengono liberati, lasciati vagare tra una scena e l’altra proprio come se fossero sotto l’effetto di qualche strana sostanza. Perché certamente la sostanza ha fatto effetto: la cornice narrativa dentro cui si sviluppa la storia va perdendosi verso la fine della pellicola, tanto il musical finisce con una fiamma che sembra bruciare la pellicola. Se è vero, come cantano in coro tutti i personaggi attorno a un fuoco da Ku Kux Klan, che “il fine giustifica i mezzi”, sembra proprio che l’America sia rimasta vittima delle sue stesse paure.

Curiosità
Refeer Madness è realmente il titolo un film propagandistico del 1936, diretto da Louis J. Gasnier, che si proponeva di avvertire i genitori americani dei pericoli nascosti nell’uso della marijuana, considerata “il vero nemico pubblico numero uno d’America”. Non avendo avuto alcun successo, si cercò di renderlo più appetibile con argomenti caldi come promiscuità sessuale e violenza.

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