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Il piccolo principe disperso

Il piccolo principe disperso

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Bisogna sottolinearlo: Michael Cera ha evidentemente qualche problema con la distribuzione italiana. Ha preso parte a sette film dopo l’exploit di Juno: Anno uno ha incassato 21.000 euro, Nick & Norah 9.000, Scott Pilgrim ha superato i 100.000 ma ha avuto un’uscita tecnica solo di pomeriggio (?), Superbad ha addirittura superato i 600.000 ma con il privilegio di una delle peggiori traduzioni degli ultimi anni (Suxbad – Tre menti sopra il pelo), mentre Extreme Movie, Paper Heart e Youth in Revolt non sono proprio stati distribuiti in Italia.

Parliamo proprio di quest’ultimo film con protagonista il piccolo principe dei Dispersi. Cera interpreta il personaggio che nel corso degli anni gli è stato un po’ cucito addosso, quello del ragazzo sfigato, un po’ nerd, e con problemi di vario tipo con il sesso opposto. Niente di nuovo, dunque, ma sono altre le scelte del regista che fanno di questo piccolo film una delle sorprese della stagione. Prima di tutto l’ironia che pervade ogni singola scena, rendendo terribilmente grottesca l’ambientazione nella provincia americana, quella tanto amata / odiata da un certo tipo di cinema indipendente “sundanciano”. Perfettamente in linea con questo stile che ben poco ha a che vedere con il realismo sono i due spezzoni di animazione, splendidamente realizzati da Peter Sluszka e la figura dell’alter ego del protagonista, in cui finalmente si può vedere un irresistibile Cera in un (piccolo) ruolo diverso dal solito. Come contraltare a quest’anima grottesca c’è poi il racconto delicato di un sentimento adolescenziale, che riesce ad essere meno superficiale del previsto anche grazie alla sorprendente interpretazione di Portia Doubleday, che proprio grazie alle sue imperfezioni riesce a essere credibile nel ruolo di ragazza perfetta: ne sentiremo sicuramente riparlare in futuro.

Non va dimenticato poi il resto del cast, che comprende vecchie rocce come Steve Buscemi e Ray Liotta e giovani in ascesa come Justin Long e Zach Galifianakis. Da segnalare, infine, l’ottima colonna sonora, scritta dallo John Swihart di Napoleon Dynamite e accompagnata dai brani di indie band americane come i Fruit Bats e i Beulah.

Curiosità
Il personaggio del protagonista, Nick Twisp, è tratto da una serie di romanzi scritti da C. D. Payne: negli anni Novanta sarebbero dovuti diventare una serie prodotta da Mtv, che però non andò mai oltre l’episodio pilota.

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