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Nuovo cinema social(e)

Nuovo cinema social(e)

Nuovi e solitari amici di Alberto Brumana

Amico. Pensate a questa parola adesso e al significato che gli potevate dare solo pochi anni fa. Visto che state leggendo questa recensione in rete, non avrete difficoltà a identificare Facebook come una forza talmente dirompente da essere riuscita a modificare un concetto universale come quello dell’amicizia. David Fincher è un regista che da quasi vent’anni sta lavorando su una propria personalissima analisi di vizi e mali della società americana, e per continuare questo suo percorso ha scelto proprio il racconto della genesi del fenomeno Facebook.

Evidentemente potevano esserci differenti chiavi di lettura del fenomeno. Questo film ha sostanzialmente evitato di parlare di quello che effettivamente Facebook è: gli utenti, i cinquecento milioni di amici, sono solo dei numeri, e a lui non interessa quello che fanno online (siamo anni luce distanti da Feisbum – Il film, per intenderci). Fincher, e con lui lo sceneggiatore Aaron Sorkin, già autore di West Wing e scelta perfetta per The Social Network, vuole invece raccontare il meccanismo attraverso il quale Facebook è nato, e in questo modo, meno diretto ma più convincente, interpretare disagi e sofferenze dell’ultima generazione. Ci riesce alla perfezione utilizzando come sfondo la struttura da legal thriller, ma sfruttando al massimo le capacità di Sorkin nello scrivere dialoghi taglienti, che riescono allo stesso tempo a rendere al meglio i discorsi tra giovani nerd miliardari, a fissare una serie di catch phrase (“Non sei veramente uno stronzo, Mark. Cerchi solo di sembrarlo”) e a lanciare stoccate non indifferenti alla nostra società. Sorprendente anche l’interpretazione di Jesse Eisenberg, che si inserisce perfettamente nel personaggio, mostrando al meglio tutta l’inespressività del protagonista. Fincher non vuole giudicare il più giovane miliardario del mondo: per lui Mark Zuckerberg non è che un elemento del suo percorso registico, non gli importa se si tratti di un personaggio positivo o negativo. Come si conclude il suo film? Alla fine tutti risultano al tempo stesso vincenti e perdenti, miliardari soli in cerca di amicizie. Il bellissimo finale è tutto qui: una richiesta di amicizia di una generazione che non sa più cosa significhi la parola amico.

Un’ultima menzione per la colonna sonora, scritta da Trent Reznor, il leader dei Nine Inch Nails, che conferisce un tocco quasi orrorifico ad alcune scene, culminando in una strepitosa riscrittura del classico Nell’antro del re della montagna di Peer Gynt.

La rivincita del nerd di Claudio Garioni

Ormai quasi tutti conoscono Mark Zuckerberg, l’uomo che nel 2004, inventando Facebook, ha sostanzialmente generato un avatar virtuale per tutti gli iscritti al maggior social network della storia, portando a termine quello sdoppiamento tra vita reale e vita digitale teorizzato in molti romanzi di fantascienza e libri di sociologia sulle dinamiche dell’online.

Ora arrivano anche le “scritture” che narrano la vicenda del Deus ex Machina della generazione Internet, firmate dal cantore ideale: David Fincher. Il regista cult racconta come e perché Zuckerberg abbia partorito l’idea che ha trasformato un giovane hacker, con problemi a relazionarsi con le ragazze e tanta voglia di rivalsa sociale, nel più giovane miliardario del mondo. Ecco, quindi, come da una stanza di Harvard il progetto iniziale di mettere in comunicazione i single dell’università si trasformi nello strumento che ha rivoluzionato le relazioni sociali, offrendo inoltre a chiunque una finestra per spiare sul cortile dell’amico, abbattendo il concetto di circolo elitario e mettendo tutti sullo stesso piano, quello di una pagina uguale per ogni iscritto con una foto profilo e qualche informazione che permetta – quantomeno – di capire se uno è fidanzato, single, etero o gay.

La rivincita del nerd (clonato sul grande schermo dal bravo Jesse Eisenberg) si esprime con dialoghi perfettamente appropriati alla storia narrata. Il modo di parlare del protagonista ne mette in luce la velocità di pensiero, ma anche lo stile “da chat” tipico della comunicazione giovanile odierna. The Social Network, diretto da Fincher con occhio neutrale e stile da thriller, si sviluppa partendo dalle conversazioni a suon di avvocati tra le parti che hanno citato Zuckerberg per aver “rubato” l’idea e arriva a raccontare pure due incroci con Bill Gates e Sean Parker (il creatore di Napster, interpretato da Justin Timberlake). Colori, ritmo, atmosfere e musiche sostengono alla perfezione il ritmo nelle due ore. Il lavoro di Fincher (che è stato prodotto anche da Kevin Spacey) valorizza così ottimamente la sceneggiatura di Aaron Sorkin e fa interrogare su quanto valgono i soldi e quanto l’amicizia. E quanto 500 milioni di amici.

Curiosità
Sono state diffuse differenti voci sul gradimento del vero Mark Zuckerberg nei confronti del film. L’ultima è nata da Jesse Eisenberg, il cui cugino è un collaboratore di Zuckerberg e gli avrebbe mandato un sms nel quale Zuckerberg, subito dopo aver visto il film con tutto il personale di Facebook, si era detto molto compiaciuto della sua interpretazione.

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