Tertium non datur
La premessa è che chi scrive non condivide affatto il linciaggio a cui l’autrice viene sistematicamente sottoposta sul web, né le critiche preventive o il pregiudizio a tutti i costi. L’autrice è un’autrice, e un’autrice che vende, piaccia o non piaccia, e certo i suoi libri sono sottoposti alla dura legge del de gustibus. Il problema è che questa autrice non è solo un’autrice, e quello che riesce più faticoso è separare Melissa Panarello da Melissa P., perché la persona/personaggio Melissa è piuttosto ingombrante e ha uno spessore, una simpatia e varie altre doti molto maggiori dei suoi libri.
Nel suo ultimo romanzo il tertium non solo è ammesso, ma è auspicato e auspicabile, necessario ma in fin dei conti eliminabile: ci sono un allevatore di pappagalli, Gunther, un fotografo vagabondo, George, e Larissa, la piú giovane e famosa poetessa della città, con una madre ossessiva, un matrimonio fallito, e un rapporto viscerale con la cosmoastrologia. Poi arriva un terzo elemento, un figlio concepito, e un altro terzo elemento, un altro candidato alla paternità. E di terzi (s)comodi incomodi è costellato questo romanzo corto che non ha il merito di solleticare la creazione di immagini nel lettore: più per colpa di uno stile faticoso, che sta in un equilibrio troppo instabile tra l’ispirazione poetica e il realismo umorale di certi dettagli, trascinando il lettore in un’interiorismo che a tratti ha davvero poco appeal, almeno per chi scrive. L’improbabilità della vicenda narrata, o quella dei suoi personaggi, è cosa tuttavia poco contestabile: da quando in letteratura si narrano solo vicende probabili? Ci si può forse chiedere che tipo di letteratura sia questa, e se lo sia. Certo non bastano triangoli e rombi più o meno amorosi, più o meno cosparsi di (dis)umani umori, per definirla letteratura erotica.
“La differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio” scriveva Marcuse in Eros e civiltà. Qui c’è poco di entrambi: c’è una storia sul senso dell’amore che vorrebbe proporsi come riflessione socioculturale applicabile all’attualità (e per esserci bisogno ce n’è bisogno), ma che scivola spesso nella trappola dei dettagli ridicoli, delle celebrazioni inutili e dei periodi presuntuosi. Il dettaglio più emblematico del romanzo è la scena in cui George violenta la madre della protagonista nel bar in cui lei lavora: le infila l’uccello nel culo, e l’episodio è suggellato dall’inciso “Odorava di merda”. Lapalissiano, viene da pensare. E’ il fatto che questo particolare venga così esplicitato che forse dà l’idea del senso unico di questa scrittura: il fatto di dire, a tutti i costi. Il che è molto poco erotico (l’erotismo di solito più che dire suggerisce), ma nella società, letteraria e non solo in cui viviamo, ha senz’altro una sua funzione.
L’autore
Melissa P. (pseudonimo di Melissa Panarello), classe 1985, ha esordito nel 2003 col romanzo erotico autobiografico 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire (Fazi editore), che ha venduto oltre 3 milioni di copie ed è stato distribuito in 42 nazioni. Ha poi pubblicato L’odore del tuo respiro (2005, Fazi) e In nome dell’amore (2006, Fazi). Tre è il suo ultimo romanzo.
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