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Venezia, i film:
Barney’s Version

Paul Giamatti e Dustin Hoffman in Barney's VersionCi risiamo. Da qualche anno a questa parte riserva per l’ultimo giorno del concorso quasi sempre una delle pellicole papabili per i premi più importanti. È il caso di Barney’s Version di Richard J Lewis, ultimo film presentato oggi in concorso, accolto favorevolmente dalla stampa, soprattutto per la straordinaria prova del suo protagonista, Paul Giamatti.

Basata sul pluripremiato romanzo di Morderai Richler (scomparso nel 2001), la storia racconta la vita straordinaria (anche se apparentemente ordinaria) di Barney Panofsky (Paul Giamatti), produttore ebreo canadese di serie televisive. Il film ripercorre quattro decadi del protagonista, attraversando diversi momenti cruciali, ripercorrendo tre matrimoni (il terzo sarà quello più sentito), due figli, il rapporto profondo col padre ex poliziotto (l’ottimo Dustin Hoffman) e con il migliore amico Boogie, i problemi con l’alcol, l’alzheimer che lo minerà infine nel fisico e nella memoria. Tanta ironia e momenti esilaranti, ma anche molti frammenti dolorosi. È una storia singola, ma che in realtà racconta e rappresenta quella di molti, fatta di alti e basi, gioie e dolori, cadute e rinascite.

Regia onesta quella di Lewis, che si attiene fedelmente al romanzo. “Avevo un po’ di pressione – dice il regista – quando ho deciso di intraprendere questo progetto, perché non era facile tradurre in immagini la passione che il romanzo dava”. Ben 10 anni di difficoltà di distribuzione, (girato anche a Roma con co-produzione italiana di Fandango e Medusa), ma attesa ripagata, anche in vista del lancio sul mercato internazionale. Giamatti poi da Oscar (la nomination per Cinderella Man potrebbe essere presto dimenticata), semplicemente magnifico, in uno dei suoi ruoli più belli. Non è solo recitazione la sua, c’è il carattere del grande interprete, fatto di cuore, sguardi, emozioni, passioni. “La parte più difficile – dice Giamatti – è stata quella di interpretare il personaggio in età giovane, più a mio agio è stata la trasformazione in anziano. Un bel personaggio, una sorta di eroe di tutti i giorni, di tipaccio irresistibile, simile per molti versi anche a me”. Nella lotta alla Coppa Volpi ora c’è anche lui, anche se il film, nella sua totalità, potrebbe ambire anche a qualcosa di più grande. The Wrestler insegna.

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