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cultura dell'immagine e della parola

Intervista a
Danis Tanović

Il regista bosniaco, premio Oscar per No Man’s Land, a Venezia parla del suo Cirkus Colombia.

Ancora un altro film sulla guerra nella ex Jugoslavia, questa volta incentrato sugli inizi del conflitto. Come mai?

Ho sempre voluto affrontare questo tema, anche per tener viva la memoria per le giovani generazioni. Si è trattato, e si tratta, di una situazione molto complessa, cosa che si riflette nei miei film.

Lei è tornato a vivere a Sarajevo dopo la guerra?

Sì, ora vivo a Sarajevo dove insegno regia. Ho vissuto a Parigi e a Bruxelles e, una volta ritornato in Bosnia, mi sono sentito straniero nella mia stessa terra, cosa che mi permette di vedere le cose da un punto di vista originale.

Nonostante il tema trattato, nel suo film c’è sempre un tocco di humor.

Lo humor è importante per sopravvivere. In effetti la maggior parte dei miei film possono essere considerati delle commedie.

Nel film infatti si ride e si piange contemporaneamente.

Ma così è la vita!

Nel cinema balcanico è molto forte un filone surreale, quello che Kusturica definisce “realismo magico”. Così è anche nel suo film.

Mi piace molto Fellini. Nel film ho inserito questa figura magica e misteriosa del gatto, che rientra in un surrealismo alla Fellini.

Il protagonista del film è Miki Manojlović, l’attore [img4]feticcio di Kusturica nonché l’interprete balcanico più famoso in Occidente. Come mai lo ha scelto?

Una volta finito di scrivere la sceneggiatura, ho subito pensato a lui. Era una scelta inevitabile per un personaggio di quella età, e con quelle caratteristiche.

Come pensa che sarà accolto il film in Bosnia?

Il film è già stato proiettato in apertura dell’ultima edizione del Sarajevo Film Festival ed è stato accolto molto favorevolmente. E’ molto importante che sia stato scelto proprio per la serata d’inaugurazione.

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