hideout

cultura dell'immagine e della parola

Venezia, i film:
Essential Killing

Vincent Gallo in Essential KillingTorna il grande regista polacco Jerzy Skolimowski con un’opera, Essential Killing, decisamente controversa, che sta spaccando in due i critici presenti al Lido. Nel corso della sua lunga carriera l’autore si è avvicinato alle varie nouvelle vague, al free cinema, sempre interiorizzandole e inglobandole nel suo percorso autoriale. La sua penultima opera, il bellissimo Four Nights with Anna, che interrompeva una sua lunga assenza dagli schermi, si avvicinava al cinema di Robert Bresson. Con Essential Killing, Skolimowski spiazza avvicinandosi al cinema d’azione hollywoodiano. Il film potrebbe essere una sorta di Rambo e si avvicina molto a The Hunted, il penultimo film di Friedkin.

Nel raccontare la storia di un prigioniero talebano, che sfugge da una prigione americana, identica a Guantanamo, in Polonia, il regista crea una regressione ad uno stato di animalità. Tutto il film è una lunga lotta per la sopravvivenza in territorio ostile, quello che muove il protagonista, un grandissimo Vincent Gallo, non sono altro che le leggi della natura, l’istinto di autoconservazione puro e di autodifesa, che lo porta a uccidere animali e uomini, al di fuori di ogni possibile considerazione etica. O si è predatori o si è prede. In questo senso si può leggere anche la scena in cui il talebano costringe si abbevera del latte dalla mammella di una donna. Nel mondo animale sarebbe una tipica condizione di parassitismo, comune a molte specie. Una sorta di relativismo morale, che fa capire come in situazioni estreme non si possa che perdere ogni barlume d’umanità. Per questo il regista sceglie come protagonista un soldato talebano, appartenente cioè a una società abietta e retrograda, e costringe lo spettatore a parteggiare per lui, un po’ come faceva Hitchcock con gli assassini dei suoi film creando suspense sulla loro scoperta e cattura. A interrompere questo meccanicismo è la donna sordomuta, Emmanuelle Seigner, l’unica ad agire con un senso d’umanità.

Essential Killing è un’opera estrema, quasi senza dialoghi, giocata su varie stanze rappresentate da imponenti paesaggi, fotografati in maniera monocromatica. Si parte dal deserto afghano (girato in realtà vicino al Mar Morto in Israele), alle algide foreste innevate in Polonia. Dominano gli elementi essenziali della natura, l’acqua, il ghiaccio. In questo uso del paesaggio, Skolimowski si avvicina, curiosamente, al lavoro fatto dal regista giapponese Wakamatsu Koji nelle ultime sue opere.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»