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Venezia, i film:
Post Mortem

Alfredo Castro e Antonia Zegers in Post MortemPablo Larraín, presente e futuro del cinema cileno, torna dietro la macchina da presa, a distanza di due anni dal successo internazionale di Tony Manero (che fece incetta di premi al Torino Film Festival 2008) presentando in concorso (prima volta alla Mostra) Post Mortem. Mario, funzionario d’ospedale a Santiago del Cile, con l’incarico di trascrivere autopsie in obitorio, vive senza troppe emozioni e sussulti la sua vita di semplice abitudinario. Siamo ancora negli anni Settanta e la dittatura Pinochet imperversa. Un giorno però qualcosa lo cambia per sempre: tra i cadaveri che giungono per essere analizzati c’è quello di Salvador Allende, suicidatosi (era l’11 settembre 1973) dopo il golpe militare subito da Pinochet. È guerra.

Decine sono i cadaveri che arrivano in ospedale, l’esercito presidia e lo recluta ufficialmente tra le proprie file. Tra impotenza e dolore, solo l’amore per la propria vicina, ex ballerina, ora dissidente, serve a tenerlo a galla. Ma proprio quando sembra esserci un barlume di futuro, ecco che il regime fa rispettare la propria legge. Analisi intimista e rigorosa del regista cileno, che torna dove si era fermato per rianalizzare quel periodo terribile del regime Pinochet, visto anche questa volta dagli occhi semplici (ma fortemente turbati) della persona comune. “C’è continuità tra questa pellicola e quella precedente – dice il regista – che hanno sì degli elementi in comune, ma anche delle cose diverse. Personalmente non ho vissuto la dittatura di Pinochet perché non ero ancora nato. I miei ricordi sono successivi a quel periodo, ecco perché ho voluto approfondire nuovamente, dando spazio questa volta al 1973, per cercare di capire. Finché non avrò compreso a pieno quello che è successo, non smetterò di indagare ”.

La pellicola scuote e turba, soprattutto per il personaggio di Mario (ancora il bravissimo Alfredo Castro) che apparentemente indifferente a quello che gli sta succedendo intorno, subisce una sorta di “inconscia transizione”, che umanamente lo segnerà per sempre. Da segnalare la quasi perfetta ricostruzione (la prima per una pellicola cinema) dell’autopsia di Allende, fino ad oggi mai proposta in maniera così veritiera e cruda. Ottimo film, regia coraggiosa, ricerca meticolosa, Post Mortem potrebbe rivelarsi outsider perfetto per i premi più importanti, con Castro tra i favoriti per la Coppa Volpi maschile.

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