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cultura dell'immagine e della parola

Aspetta e spera
Venezia, 3 settembre

La pioggia arriva in sala stampaPrigioni, barriere, ostacoli. L’uomo rinchiuso, schiacciato, soffocato dal tempo, dalle relazioni, dalla paura, privato della propria libertà, con la fatica dell’esprimersi, del guardare, del vivere. La Mostra è dietro le sbarre. O la Mostra tenta la sua fuga. Capuano, con la sua semplicità e con il desiderio di rappresentare la giovinezza sanguigna, in L’amore buio racconta di un carcere fermo e in cima ad un’isola piena di alberi dove un ragazzo quindicenne prova ad evadere, prima ancora che col corpo, col sentimento del rimorso e della paura. Stefano Incerti, in Gorbaciof, nonostante non riesca a depurarsi del tutto dalla presenza del recente cinema di Servillo (Le conseguenze dell’amore, su tutti), racconta la storia di un contabile di un carcere col vizio del gioco, la mano lunga, una voglia sulla fronte e un cuore pronto per amare. Celestini, in La pecora nera, ci prova, ci mette passione, ci mette umorismo, ci mette tanta tristezza e rappresenta l’irrappresentabile: la fuga dalla prigione della mente. Ma è qualcosa di pensato e creato per il teatro, per la parola e il suo film, anche se tenero (forse inadatto per un Concorso), è poco film e molto teatro. Alix Delaporte, invece, racconta con il cinema, una storia d’amore a partire dalla fuga da un carcere interiore fatto da instabilità e sensi di colpa. Angele et Tony, suo esordio al lungometraggio (la regista francese vinse il Leone d’Oro per il miglior cortometraggio nel 2006 con Comment on freine dans una descente?) è un film semplice, che segue la direzione del cinema di Loach (ma meno duro e più romantico), e capace di mettere in scena la realtà e l’amore.

Sofia Coppola, che la prigione del corpo, della mente, dei sentimenti, l’aveva già raccontata, non rinuncia a esprimere e rappresentare la propria opinione/visione della realtà mescolata alla finzione. Somewhere è un film che si ama. Ipnotizza, affascina, spinge lo spettatore a compiere un viaggio dentro e fuori l’uomo. Che (anche qui) vive una crisi esistenziale, sembra restare schiacciato dal suo presente, non si ricorda il suo passato e, questa volta, si spinge oltre per vedere cosa ci sarà nel suo futuro. La sua commedia malinconica, interpretata da Stephen Dorff ed Elle Fanning, è uno sfogo libero, un esplicito racconto autobiografico nel quale vengono mostrate le alterazione, depravazioni, storpiature del successo e della vanità. Somewhere ricorda molto Lost in Traslation, ma qui la Coppola tocca delle corde nuove o meno esplorate, come il rapporto padre/figlia e sembra suggerisca col finale uno sguardo più aperto e possibilista verso il futuro. Straziante e amaro Il pozo, cortometraggio di Arriaga nella sezione Orizzonti; originale e contemporanea la trasposizione di Scimeca col suo film I Malavoglia, versione attuale, multietnica e rappata del classico verghiano.

Il diluvio registrato oggi al Lido è da record: sala stampa allagata e quasi evacuata. Il distributore di acqua deve avermi frainteso o si è offeso. Aspetto e spero (che asciughino).

N.d.R. In esclusiva il video del nostro inviato Matteo Mazza in sala stampa mentre scriveva questo articolo.

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