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Il Pardo d’oro va a Hongqi Li

Dopo She, a Chinese di Xiaolu Guo, Pardo d’oro 2009, la giuria internazionale di Locarno sceglie di incoronare ancora una volta un film proveniente dalla “terra di mezzo”. Il vincitore della 63ma edizione del Festival del Film è infatti Han Jia (Winter Vacation), diretto dal giovane (almeno all’apparenza, visto che la sua data di nascita pare irreperibile) cineasta orientale Hongqi Li. Considerando quelli che erano gli umori nelle sale proiezioni della cittadina ticinese, così come li abbiamo percepiti noi che ci trovavamo “sul campo” tra cinema e sale stampa, l’impressione è che si sia trattata di una scelta più di testa che di cuore. A molti tra gli addetti ai lavori Han Jia – una sorta di commedia surreale dai tempi dilatati e dai dialoghi volutamente gelidi – è piaciuto parecchio, altri (e non sono pochi neanche loro) lo hanno trovato irritante. Una divisione di giudizio ben rappresentata da una conferenza stampa non particolarmente popolata dove i presenti hanno mostrato più rispetto che non trasporto verso il film.

Un’accoglienza ben diversa rispetto a quella tributata a Pietro di Daniele Gaglianone, pellicola viscerale e intensa che fino all’ultimo – quantomeno nelle chiacchiere da bar in Piazza Grande – sembrava destinata a traguardi più alti che non il secondo premio della giuria dei giovani. Il bel film del regista marchigiano, unico italiano in concorso, manca così una buona opportunità di affacciarsi sul mercato internazionale. Non resta che sperare che la sua uscita nelle sale italiane, prevista per il 20 agosto, intercetti le esigenze di un pubblico frustrato da un’estate – cinematograficamente parlando – piuttosto avvilente.

Tornando al palmarès del festival svizzero, il premio speciale della giuria è andato alla coproduzione franco-romeno-ungherese Morgen, diretta da Marian Crisan. Migliore interpretazione femminile è stata giudicata quella di Jasna Duric in Beli Beli Svet (White White World), mentre il canadese Curling di Denis Côté si porta a casa il premio per la miglior regia e quello per la migliore interpretazione maschile assegnato a Emmanuel Bilodeau (e anche qui, da italiani, dispiace molto per il fenomenale Pietro Casella, rimasto a bocca asciutta). Per finire, da segnalare il ritorno a casa a mani vuote del controverso L.A. Zombie, evidentemente ritenuto più interessante dai giornalisti in cerca di titoli che non dai giurati in cerca di qualità, e del durissimo Karamay, documentario di sei ore sulla strage avvenuta nell’omonima cittadina cinese nel 1994. Un film non facilmente premiabile, ce ne rendiamo conto, ma al quale vanno i più sentiti auguri di trovare un pubblico attento e numeroso.

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