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I princìpi del cinema di intrattenimento

I princìpi del cinema di intrattenimento

Intrattenimento senza pregiudizi di Marco Valsecchi *******

Non mi so spiegare bene neanche io il perché. Forse sbaglio, ma non capisco dove. Fatto sta che a me questo Prince of Persia è piaciuto. Che vi devo dire? Sarà che sono riuscito a creare il vuoto dentro di me, liberandomi da qualsivoglia aspettativa e da ogni preconcetto. Insomma, non ho fatto altro che sedermi sulla poltroncina, aprire gli occhi e lasciare che le immagini facessero tutto il lavoro. E così ho passato due ore divertenti, di quel tipo di divertimento che i film Disney mi davano da ragazzino, ai tempi di Aladdin, giusto per citare un predecessore illustre. Perché in fondo, quello che Prince of Persia può prometterti è quello che ti dà, né più né meno: una piacevole parentesi d’intrattenimento che dura giusto il tempo della proiezione, e poi passa senza lasciare troppi strascichi.

Premesso che il grande cinema è un’altra cosa, e che se andate a cercarlo in un film di questo genere forse avete le idee un po’ confuse, andiamo a vedere perché nell’ottica del puro divertissement questa pellicola può darvi soddisfazioni. Partiamo dalla storia: semplice, lineare, senza i pesanti innesti retorici che ultimamente le pellicole d’avventura ci propinano a tradimento. Siamo nell’ambito della fiaba, non serve razionalizzare. Se anche la trama qua e la si smaglia, non bisogna fare altro che immaginare che qualcuno ve la stia raccontando davanti a un caminetto (“e il principe vagò per il deserto finché non ritrovò la sua amata…”) e tutto si aggiusta, credetemi.

I temi fondamentali, d’altra parte, sono quelli dell’amore e dell’unità familiare. Materiale classico, insomma, ma gestito senza troppe cadute di stile. I protagonisti, da Jake Gyllenhall a Gemma Arterton a Ben Kingsley, fanno il loro mestiere senza eccellere né demeritare. A metterci un po’ di pepe ci pensa soprattutto il gigioneggiante Alfred Molina, che nei panni dello sceicco Amar aggiunge alla trama un buon filone comico capace di strappare più di una risata. E dove non arriva la sceneggiatura, ci arriva comunque l’azione data dai continui inseguimenti a base di parkour e free climbing. Niente di tutto questo resterà nella storia, l’ho già scritto e lo ripeto. Ma una volta ogni tanto al cinema si può anche cazzeggiare, no? Se la risposta è sì, non ho altro da aggiungere che non sia un sincero “buon divertimento”.

Etichette pesanti da togliere di Alberto Brumana *****

Faccio fatica a etichettare un film buono perché “tanto è un prodotto di intrattenimento e ha fatto il suo dovere”. Alcuni blockbuster sono anche dei gran bei film (il primo Iron Man o il secondo Hellboy ad esempio), mentre altri sono solo delle terribili accozzaglie di esplosioni (su tutti l’ultimo Transformers). Prince of Persia ha anche qualche buono spunto, ma la lancetta spinge decisamente verso l’accozzaglia di esplosioni. Entrando al cinema, ho scommesso con un amico che i geniali autori sarebbero riusciti a far saltar qualcosa in aria anche se il film si svolge in un epoca in cui la polvere da sparo era ben lontana dall’essere inventata: scommessa vinta dopo pochissimi minuti. Si potrebbe sorvolare su difetti come questi se il resto del film si poggiasse su basi solide. Ma così non è, tutto sembra copiato da qualcosa d’altro e si assiste senza sosta a una serie di scene spesso slegate l’una dall’altra che per qualche minuto possono anche divertire, ma alla lunga (quasi due ore) finiscono per annoiare.

Jerry Bruckheimer ha dimostrato, con la produzione della saga sui Pirati dei Caraibi, di saper ricreare un cast perfetto per un film di questo genere. Ma Jake Gyllenhaal, altrove bravissimo attore, sembra anni luce distante dall’essere un action hero, anche con i muscoli pompati al massimo, e non ha certo l’humor di Johnny Depp per poter reggere una parte del genere. Solo Alfred Molina, in un ruolo decisamente slegato dal contesto, risulta veramente divertente. Persino Gemma Arterton, che avevamo scoperto bellissima in St. Trinian’s e come Bond Girl in Quantum of Solace, è assolutamente scialba e priva di sensualità. Pronta forse per un telefilm adolescenziale, target a cui evidentemente si rifà questo Prince of Persia, e che ha trovato terreno fertile proprio in Italia, l’unico paese insieme alla Spagna in cui ha veramente avuto successo.

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