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Schegge da Cannes
Le strade di Loach

Ken Loach presenta a sorpresa il suo film alla CroisetteUltime proiezioni in una Cannes ormai allo sbaracco. In concorso, e a sorpresa, il film di Ken Loach, Route Irish. Il titolo del film si riferisce alla strada più pericolosa del mondo, quella che parte dall’aeroporto di Baghdad ed è oggetto di attentati continui. E’ la storia di due amici d’infanzia di Liverpool che si ritrovano in Iraq in un “security team”, una squadra di contractor all’interno di una guerra privatizzata, in una città sconvolta da violenza e terrore e dove scorrono fiumi di dollari. Uno dei due protagonisti viene ucciso e l’amico non accetta la verità ufficiale. Sempre invischiato nella politica, nella denuncia delle nefandezze del sistema capitalista, il grande regista inglese racconta anche la storia di una profonda amicizia, in un film con tanta azione e con un ritmo mozzafiato.

Sempre in concorso Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives, opera del regista tailandese Apichatpong Weerasethakul, noto agli appassionati per il film Tropical Malady. Un uomo, che soffre di un male incurabile, trascorre l’ultimo periodo della sua esistenza in campagna, curato dai famigliari. Appaiono al suo capezzale il fantasma di sua moglie e il figlio perduto, quest’ultimo sotto forma di una specie di yeti, molto simile al Chewbacca di Star Wars, con gli occhi fosforescenti. Il vecchio ammalato, con i famigliari a seguito, compie un pellegrinaggio nella giungla fino ad arrivare a un misterioso antro. Si tratta di un’opera estremamente affascinante, sul buddismo e sulla reincarnazione, e su una cultura ancestrale in via d’estinzione, legata alla natura da una sorta di panteismo che la vede popolata di spiriti. E nel mezzo del film una scena molto suggestiva, dal sapore mitologico, che vede il congiungimento carnale in acqua tra una principessa e un pesce-gatto. E il regista riesce anche nell’impresa di sdoganare nel contesto di un cinema meditativo e filosofico, un immaginario sovrannaturale alla X-Files. Per altro proprio in Tailandia era stata realizzata una versione locale della celebre serie, intitolata Unhuman.

Da segnalare anche il bellissimo documentario rumeno The Autobiography of Nicolae Ceausescu di Andrei Ujica, presentato fuori concorso. Partendo dal processo sommario cui venne sottoposto, dopo essere stato deposto nel 1989, il film ripercorre, come in un flashback, i vent’anni di potere del dittatore. Il regista evita il ricorso della voce off di commento, tipica dei documentari, lasciando l’audio originale dei discorsi dei personaggi. In questo modo non è mai invasivo, non scade nell’opera a tesi e mantiene aperte le contraddizioni sulla figura storica del dittatore rumeno. Una figura che rimane un enigma. Chi era davvero Ceausescu? Semplicemente un satrapo che ha affamato la sua popolazione vivendo nello sfarzo? Oppure il leader che ebbe il coraggio di appoggiare la Primavera di Praga, che ebbe buoni rapporti con Nixon, che visitò gli studios di Hollywood, che venne ricevuto con tutti gli onori dalla Regina Elisabetta? Il documentario da voce a tutte queste sfaccettature.

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