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Scontro tra opinioni

Scontro tra opinioni

Ridicolo in tre dimensioni di Alberto Brumana ***

Il ridicolo, Scontro tra Titani, lo raggiunge già a partire dalla sua edizione in 3D: realizzata unicamente in postproduzione (il film era stato girato con macchine da presa tradizionali), è servita solo a deturpare le immagini e a renderle ancora più false di quanto non lo fossero già in partenza. Ma anche evitando di parlare del 3D, che in fondo non è stato voluto dagli autori del film, è difficile non utilizzare la parola ridicolo per un film come questo. Evitando ancora di criticare eccessivamente una trama che, per quanto inverosimile e irrispettosa della tradizione greca, è stata ripresa da un piccolo classico come l’omonimo film di trent’anni fa, è veramente difficile trovare solo un elemento originale in Scontro tra Titani (a proposito, dove sono i Titani?).

Tutto sembra derivato dai film d’azione fantascientifica degli ultimi tre decenni, a partire da Superman fino all’inguardabile Transformers 2. In più le avventure di Perseo e soci sono raccontate in maniera talmente caotica che è impossibile non perdersi di continuo tra dei e semidei, mentre a ben vedere la trama sarebbe decisamente esile. E se Sam Worthington cerca di confermarsi il nuovo eroe da action movie, dopo Terminator Salvation e Avatar, Liam Neeson e Ralph Fiennes ci mettono il minimo sindacale dell’impegno. Insomma, lasciate perdere questo film o, se proprio volete farvi male, almeno risparmiate i due euro degli occhiali 3D, eviterete una sonora incazzatura.

Perseo agli steroidi di Valentina Vantellini *******

La Medusa in stop motion del maestro di special FX Ray Harryhousen, anno domini 1981, non fa più paura, vista con gli occhi di un adulto avvezzo alla CGI; a dirla tutta, fa un po’ sorridere. La Gorgone di Nick Davis, invece, nella rivisitazione a trent’anni di distanza del cult movie di Desmond Davis, è perfetta: bella nel volto e sinuosa nei movimenti, presi a prestito dalla strapagata modella russa Natalia Vodianova. La sua bellezza, più che il suo sguardo, è pericolosa e inumana, quanto i synthetic character del videogame God of War. Ok, lasciamo da parte la fonte – quello Scontro tra Titani con Lawrence Olivier nella parte di Zeus, un film peplum che intrecciava mitologia e fantasia con leggerezza e nonchalance: lo Scontro tra Titani del ventunesimo secolo è – nonostante le manifestazioni di amore incondizionato per l’originale classico da parte di regista e sceneggiatori – un film a sé. O meglio, l’inizio di una trilogia mitologica e fantasy che – se la Warner Bros. manterrà la promessa fatta a Leterrier – ci terrà compagnia negli anni a venire, accompagnata da una colossale strategia di marketing.

Il nuovo Scontro tra Titani è ritmato, piacevole e fantastico quanto basta per ricordarci le atmosfere del Signore degli anelli (Peter Jackson, 2001-2003), senza tuttavia scimmiottarle. È un prodotto ben lavorato e levigato in sala di montaggio: ogni scena è indispensabile allo scioglimento della trama, di nessuna si può fare a meno. Le ampie riprese aeree girate su suolo etiope e islandese servono sia per creare pathos, sia per accelerare l’azione. Eppure si ha la sensazione che quei 118 minuti di film non siano sufficienti a soddisfare le aspettative dello spettatore, che aspira a una storia di più ampio respiro; a un coinvolgimento totale con l’eroe dalle umili origini che si scopre semidio e che decide di combattere gli stessi dei che gli hanno dato i natali; a uno scontro più cruento e con una posta in gioco più alta (Perseo salva dal Kraken Andromeda, ma ama Io; combatte Ade e gli dei, ma fa di tutto per negare le proprie origini, riuscendo ad apparire a tutti i costi un uomo comune, un non-predestinato). Sam Wothington, reduce dal regno di Pandora e riacquistato l’uso delle gambe, corre da una parte all’altra, lotta, cavalca in volo il nero (sic) Pegaso, ma lo spettatore non riesce in toto a simpatizzare per lui, a entrare con lui in empatia. Merito, forse, del suo essere uomo d’un pezzo – e d’una sola espressione, anche. Ralph Fiennes, nei panni di Ade, sembra arrivare direttamente dal set di Harry Potter (dove interpreta Voldemort) senza quasi cambiarsi d’abito e Liam Neeson è uno Zeus poco capriccioso e irascibile, per nulla votato – a quanto vediamo – alla carica di dispotico padre degli dei. L’Olimpo è una rivisitazione di Krypton del Superman di Richard Donner (1978) gli dei si vedono a malapena (la maggior parte delle scene che li riguardano sono state tagliate in fase di editing).

L’avventura di Perseo segue le regole del viaggio dell’eroe di Chris Vogler, facendo saltare qua e là qualche pedina (più che altro quelle inerenti agli inflazionati archetipi junghiani). Si percepisce, in definitiva, una certa fretta nell’esposizione – una fretta deleteria non tanto ai fini del racconto, quanto ai fini dell’emozione che ne dovrebbe derivare. L’avventura di Perseo (ma dove sono questi famosi Titani citati nel titolo e nel prologo?) diventa un action movie in costume, dove a contare di più non sono le scelte, le motivazioni, bensì il risultato, la vittoria. Non lasciatevi incantare da chi dice che questo Scontro tra Titani vi ricorderà 300 (Zack Snyder, 2006), se non per i muscoli dei protagonisti; non aspettatevi di ritrovare redivivi i mostri della prima versione cinematografica. Abbandonatevi solo all’intrattenimento puro, perché trattasi di film fatto a vostro uso e consumo, commerciale quanto basta e fantastico più del dovuto (guai a imparare la mitologia dai film!). E se questo non vi bastasse, aggiungiamo che il film è stato convertito al 3D in post-produzione (in modo, quindi, posticcio), pur di rientrare nel formato cinematografico più in voga al momento. Cosa non si fa pur di fare quattrini!

Curiosità
Sam Worthington non ha mai indossato i sandali alla greca durante le riprese: ha fatto invece dipingere le dita dei piedi sulle sue Nike in modo da non avere impedimenti nell’interpretazione delle scene d’azione.

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