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Le premonizioni del profeta fantasma

Le premonizioni del profeta fantasma

Gangster movie che racconta un’ascesa criminale, noir nell’idea nichilista del mondo, romanzo di formazione (carceraria) e western moderno, Il profeta è tutto questo e forse di più. Malik, analfabeta e nullatenente, arriva in prigione e si insinua tra le gang come il giovane Eastwood in Per un pugno di dollari (Sergio Leone, 1964), un fantasma attento ad assorbire ogni “lezione”. Esordio sorprendente per il giovane attore Tahar Rahim, credibile nel disegnare l’evoluzione del personaggio da ragazzino spaesato senza storia a candido e cinico malavitoso mentre Niels Arestrup, appesantito e affascinante, è strepitoso nei panni dell’orgoglioso caid corso. Il regista di Tutti battiti del mio cuore (De battre mon coeur s’est arreté, 2005), attratto dalla malavita, ricrea un milieu* multietnico all’interno della prigione, accostando volti da realismo poetico anni Trenta a personaggi che sembrano evasi dall’ultimo un prison movie americano.

La regia soffocante è sempre addosso ai personaggi con largo uso di campi stretti e camera a mano. La tensione latente si libera in un fiotto di sangue che esplode improvviso tra le sbarre e, fuori della prigione, nella sequenza del massacro in auto dove Jaques Audiard inventa uno spazio compresso in cui si perdono le coordinate e i corpi galleggiano al ralentì come incastrati in un’astronave insanguinata. Quando il protagonista è colto dalle premonizioni l’immagine diventa scura e sfuocata e una soggettiva fluttuante lo fa volare fuori dalle sbarre fino al risveglio macchiato di sangue, sudore e stimmate. Un itinerario lento ma impietoso, privo di pause emotive, senza morale ne messaggi, perché il profeta è tutti e nessuno allo stesso tempo, un fantasma che lavora solo per sé.

* Il Milieu è un territorio metaforico palcoscenico del cinema polar francese, collocato a metà tra la gente comune e la polizia, all’interno del quale domina la malavita.

Curiosità
Il profeta, nomination all’Oscar 2010 per il Miglior film straniero, ha vinto il Gran premio della giuria al Festival di Cannes 2009 ed il Bafta 2010 a Londra per il miglior film in lingua straniera. L’edizione originale francese è stata sottotitolata per far risaltare i dialoghi in lingua corsa.

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