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cultura dell'immagine e della parola

Il web
in pugno

Massimo Tartaglia e i suoi transistorIn uno spot Nokia dell’anno scorso una folla di ragazzi in delirio alza il telefonino scatenando una ola di schermi luminosi. Una scena non troppo lontana dalla realtà, viene da dire, soprattutto qui in Italia. Ma che rappresenta solo una fascia anagrafica precisa: quella dei giovani e dei giovanissimi, che nei cellulari tutto-fare vedono un’irrinunciabile prolunga dei propri sensi.

La prima notizia per chi guarda l’aggressione a Berlusconi del 13 dicembre attraverso YouTube è però l’assenza di video caricati in diretta dai telefonini. Censura a parte – un filone che qui non è possibile né ipotizzare né analizzare – in quell’occasione non si è vista nessuna onda sollevarsi come nello spot Nokia. Né durante né prima né dopo. Se non la risacca immediata dei sostenitori del PdL, sul punto di linciare l’aggressore Massimo Tartaglia.

Massimo Tartaglia e i suoi transistorForse per il premier è un segnale negativo, sotto l’aspetto del marketing politico. Il popolo di voyeur che durante i concerti fanno a gara a chi intasa di foto e video in tempo reale i social network, non corrisponde infatti a quello che gremisce i suoi comizi. Tanto meno sembra esserlo quello che popola i social network proponendo azioni e movimenti civili, come successo il 6 dicembre a Roma per il No Berlusconi Day. Resta il fatto che a distanza di giorni, cercando la coppia di parole “Berlusconi ferito” in tutte le lingue sul Tubo, i soli risultati riportati sono le registrazioni di altri servizi giornalistici professionisti che descrivono il “lancio del Duomo” da ogni angolazione. Di certo, al momento la scena era monopolizzata dalle tv e le immagini più forti erano inevitabilmente le loro. Ma non si capisce dove fossero quei “prosumer” che, come incita lo spot Nokia, possono creare il mondo web direttamente dal palmo della loro mano. Sorprende anche come fra i primi risultati di ricerca spunti il lacrimoso brano Lo stambecco ferito di Antonello Venditti. Insondabili pieghe fra gli algoritmi dei robot.

[img4]Sul piattume generale si segnalano comunque i servizi pressoché amatoriali di YouReport.it e un commento video in bianco e nero (giusto per marcarne la freschezza) di un utente anonimo di YouTube.
Cercando “Massimo Tartaglia” invece spunta un video che in poche slide statiche e una colonna sonora molto allusiva illustra come solo tre ore dopo il fermo dell’uomo, su Facebook sono apparsi 190 gruppi col nome di Tartaglia. Alcuni dei quali, grazie a una non ben precisata azione governativa su iniziativa del Ministero degli Interni, potrebbero essere oscurati sulla base di criteri quali l’istigazione alla violenza e l’apologia di reato. Si consiglia allora a tutti la visione di una clip girata con videofonino in occasione di un comizio di Berlusconi del 2006. Come d’abitudine, parole rispettose e commoventi, mai al limite della legalità, alle quali solo pazzi e incivili risponderebbero col lancio di oggetti. La provocazione, del resto, è solo un’opinione.

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