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Elementare, Watson o… Wilson?

Elementare, Watson o... Wilson?

È giusto e necessario che durante le vacanze di Natale le sale si riempiano di film adatti a ogni tipo di pubblico: l’industria della Settima Arte vive anche di coloro per i quali la sala cinematografica è un appuntamento poco più che annuale. Quest’anno la distribuzione italiana ha giocato però un triste scherzetto anche al pubblico meno selettivo, propinando esclusivamente i dannati cinepanettoni (sui quali ormai siamo nauseati anche, eventualmente, di dover sprecare qualche parola in difesa), addirittura ritardando attesissime uscite come quella di Avatar di James Cameron. A risplendere nel desolante panorama tutto nostrano per fortuna ecco arrivare Sherlock Holmes, una commedia intrisa di action ma solidamente costruita, ben interpretata e ancor meglio musicata.

Sorprende che a realizzarla sia l’ex signor Ciccone Guy Ritchie: dopo titoli abbastanza off come The Snatch (2000), stracult in ambito cinephile, il remake-fiasco di Travolti da un insolito destino (2002), o come l’ultimo RocknRolla (2008), ecco invece un film a più ampio respiro, dal quale viene fuori anche una certa dimestichezza col mestiere, messa in discussione in favore di un talento considerato perlopiù estemporaneo. Ovvio che il personaggio mitologico interpretato da Downey Jr. è assolutamente reinventato e ultramoderno (non a caso non è ispirato soltanto ai racconti di Sir Arthur Conan Doyle, ma anche ai fumetti di Lionel Wigram), nella chiave recitativa alla quale uno dei nostri attori preferiti ci ha ormai abituato, dal suo ritorno in auge in poi. Holmes è pazzo, bohemien, iper-razionale, scarsamente affettivo, amante dei divertimenti e delle belle cose, di donne alquanto simili a lui… Chi vi ricorda? Il suo rapporto con Watson, medico esperto ma misurato, affascinato quanto perplesso rispetto alla condotta di vita del suo amico che depreca ma di cui, inevitabilmente, non riesce a fare a meno. Ancora una volta, il piccolo schermo, che nel caso delle serie tv americane si intende soltanto per dimensioni, ha fatto scuola alla grande: la coppia Holmes – Watson ricorda quasi alla lettera la coppia House – Wilson, (sulla quale tra l’altro si regge interamente l’ultima serie in programmazione negli States). Holmes, come il dr House, analizza dettagliatamente ogni probabilità, esito e conseguenza del suo agire, ma la sua follia lo preserva dall’essere un soggetto esclusivamente cerebrale, piuttosto è incredibilmente charmant anche nell’offendere il gentil sesso.

Il parallelismo tra cinema e fiction di successo non può che essere dovuto, visto gli straordinari risultati che giorno dopo giorno ottengono le ultime, tale da riverberarsi anche altrove. Nel complesso, Sherlock Holmes cede agli eccessi estetizzanti di ricostruzioni d’ambiente, con più di una sequenza gradevole agli occhi ma fine a se stessa da un punto di vista narrativo, nel quale si riscontra qualche falla e qualche momento morto. Ma Buon Natale anche al cinema se, in alternativa alle irritanti piroette della Hunziker, abbiamo i volteggi di Holmes intorno a un ponte di Londra ancora in costruzione.

Curiosità
L’attore protagonista Robert Downing Jr. è stato candidato al Golden Globe 2010 come miglior attore nella categoria commedia/film musicale.

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