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Intervista ai
fratelli Coen

Joen ed Ethan Coen sono al quattordicesimo film com A Serious Man. Ecco come lo raccontano in un’intervista.

Quanto c’è di autobiografico in A Serious Man?

Ethan: Il film è ambientato nel 1967 in una comunità ebraica di una non bene identificata cittadina del Mid West; Joel ed io veniamo dal Mid West e quindi il film ricorda la nostra infanzia. Sebbene Larry Gopnik sia un personaggio inventato, ci siamo ispirati a persone che conoscevamo bene da piccoli: non è un caso che il protagonista del nostro film sia un professore universitario come i nostri genitori attraverso i quali negli anni, abbiamo conosciuto tanti altri docenti universitari. Inoltre, Larry è un padre ebreo di mezz’età che vive in una comunità piuttosto simile a quella nella quale siamo cresciuti, dove c’erano tante persone come lui.

L’ambientazione è quindi un elemento fondamentale del film…

Ethan: È molto importante per noi e ha contribuito notevolmente al nostro interesse per questa storia. Il luogo in cui cresci fa parte della tua identità ed è un qualcosa che resta con te per sempre, anche se vivi lontano.
Joel: Il paesaggio è parte integrante della storia, sebbene la genesi del progetto risalga a tanti anni fa; avevamo pensato di realizzare un cortometraggio su un ragazzino che deve celebrare il bar mitzvah e che consulta un vecchio rabbino e il personaggio del rabbino era vagamente ispirato al rabbino che conoscevamo da bambini.


Come mai avete realizzato quel prologo al film?

Ethan: Abbiamo pensato che una piccola storiella autonoma fosse un’introduzione appropriata per questo film e poiché non conoscevamo nessun racconto Yiddish adatto al contesto, ne abbiamo inventato uno
Joel: Il racconto non ha nulla a che vedere con la storia che segue, ma ci ha aiutato a pensare al film.

Come avete scelto gli attori?

Joel: Cercavamo un attore protagonista che fosse praticamente sconosciuto al grande pubblico. Michael Stuhlbarg è certamente conosciuto dai frequentatori dei teatri newyorchesi ma non dal pubblico cinematografico. Lo avevamo visto spesso calcare le scene e sapevamo che é un attore eccellente. Come avevamo già fatto con Fargo, molti dei ruoli di A Serious Man sono interpretati da attori locali. Volevamo coinvolgere il più possibile la comunità locale e tutti i leader religiosi che abbiamo contattato si sono dimostrati tutti ben disposti e dotati di senso dell’umorismo.

E nessuno si è offeso per la vostra ironia?

Ethan: A volte la gente ci chiedeva: “Non vi starete per caso prendendo gioco degli ebrei, vero?” E in effetti non era questa la nostra intenzione, anche se ci sarà certamente qualcuno che prenderà tutto ciò che non è adulatorio come un’indicazione del fatto che noi riteniamo che l’intera comunità o che tutti gli ebrei siano imperfetti.
Joel: A volte la gente si irrigidisce quando tratti in maniera così specifica un certo argomento. Dal nostro punto di vista, A Serious Man guarda in maniera molto affettuosa la comunità ebraica ed è un film che metterà in luce alcuni aspetti del giudaismo che generalmente non si vedono.

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