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cultura dell'immagine e della parola

The
Fun Theory

Ne vengo a conoscenza in modo squisitamente virale: l’email di un amico, un link. Clicco e mi ritrovo su YouTube. Un video spettacolare: i gradini di una metropolitana diventano i tasti bianchi e i neri di una tastiera sovradimensionata, paradossale e al contempo burlesca. Immagino il Viaggiatore Frettoloso, quello dall’aria torva (o forse solo assonnata), che svolta l’angolo e, dopo una mezza imprecazione, cambia tragitto: “C’è coda alle scale mobili, anche questa mattina”. Il nostro Viaggiatore, stizzito come ogni mattina prima del caffè, si arresta di colpo: com’è possibile? Da dove arriva questo suono? Ma… sono i miei piedi?! Abbassa lo sguardo e se ne accorge: quei gradini, fatti di corsa, fatti di fretta e mai osservati, oggi non sono “nuovi” solo per lui. Intorno, tutti tentennano sulle scale, o, per meglio dire, strimpellano: un passo in su, due in giù, in coppia, alternati o a quattro mani. Pardon, piedi. Un sorriso che smuove il 66% dei pendolari in più a prendere per una volta le scale e non le scale mobili. Un punto a segno per l’umore e qualche caloria spesa bene. Un luogo che, altrimenti grigio e solo di passaggio, torna ad animarsi.

A fronte del momento inedito e originale, il contenuto è chiaro. Movimento significa non solo salute, ma anche divertimento. E se siamo d’accordo che fare un rampa di scale non equivale a una sessione di training, almeno abbiamo lo spunto per fermarci e capire che anche un piccola scelta (le scale e non le scale mobili) può contribuire a una crescita del benessere.

Muovendomi di link in link, scopro due altri video, altrettanto divertenti e, finalmente, clicco sul collegamento che sembra associarli tutti. Si apre la home di un sito curioso, votato ad una non ben definita “Teoria del Divertimento” (www.thefuntheory.com). Scopro che si tratta di un progetto promosso da Volkswagen Svezia.

Il concetto chiave dei video e dell’intera operazione è che il divertimento può cambiare positivamente il nostro atteggiamento verso le cose e, nello specifico, verso temi di forte interesse e urgenza sociale. La salute, il rispetto per l’ambiente, il riciclaggio: sono argomenti ormai condivisi e comunicati frequentemente su ogni tipo di medium. Il risultato? Una certa assuefazione al problema, una chiara e diffusa conoscenza dell’allarme: apatia, incapacità e poca volontà di rispondere.

La FunTheory si propone di scuotere coscienze e indurre azioni creando un’opportunità di divertimento legata ad azioni specifiche e concrete. Video divertenti, che comportano una risata pensante. “Inoltra”, click su “Share” e via verso l’epidemia virale e positiva.

Come si inserisce l’azienda in questo progetto? Egregiamente. Anzitutto è patrocinante di un’iniziativa volta al benessere non solo del consumatore obiettivo, ma del “pubblico” inteso nella sua totalità. Una strategia che porta a una visibilità decisamente più ampia. Il tema serio della responsabilità sociale viene stemprato da un risvolto divertente e scanzonato, una tattica vincente che regge la viralità necessaria per nutrire l’operazione. Successivamente, la scelta di non sovrimporsi cercando un’eccessiva esposizione, ma di rimanere discretamente marginali, aiuta Volkswagen a stabilire un’immagine positiva del brand. Grazie alla presenza di un solo link, l’azienda riceve certamente accessi al sito istituzionale, senza tuttavia rendersi importuna creando quella nota stonata che avrebbe guastato la genuinità dell’intero progetto.
Infine, il riuscito tocco finale. L’operazione concorso: per oltre un mese, tutti gli utenti connessi possono iscriversi e proporre la propria idea-progetto. Il tema non ha confini, se non quelli di un’idea che, divertendo, possa migliorare “…qualcosa di te, qualcosa dell’ambiente o qualsiasi altra cosa”. In palio 2.500€ e la realizzazione effettiva del progetto. Form chiarissimo come le modalità di partecipazione, giuria composta da una persona sola dell’azienda e da altri 3 componenti del panorama svedese della comicità tv, dell’impegno per l’ambiente e dell’azione nel volontariato.

Last but not least, l’intelligenza, civiltà e cultura dei paesi scandinavi che ha impostato un sito integralmente in inglese nonostante l’operazione sia partita da Volkswagen Svezia. Il risultato è una call to action efficace: internazionale, creativa, coinvolgente, semplice nelle modalità di partecipazione, nata e quindi diffusa con strumenti di marketing virale e, infine, destinata ad un esito di realizzazione concreta. La sensazione del pubblico è quella di presenza: Volkswagen c’è, e non solo nei concessionari. Prevedo – e auguro – una brand reputation in crescita in quel della Svezia.

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