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Il destino che cambia i progetti

Il destino che cambia i progetti

Un film semplice che inizia con una scritta significativa: “questo film non è stato scritto”. Se si pensa che, inizialmente, il progetto della coppia Pietro Balla e Monica Repetto, fondatori nel 2002 della società di produzione indipendente deriva film, era destinato a raccontare, semplicemente, la vicenda, non semplice, di un uomo, Carlo Marrapodi, alle prese con le strategie aziendali della tedesca ThyssenKrupp, quella frase può avere più senso di quanto non se dia perché rappresenta il centro nevralgico del film. Perché questo progetto ha seguito lo scorrere inaspettato degli eventi e quasi li ha tragicamente anticipati o, forse, terribilmente previsti. E guardando Carlo manifestare per i tagli aziendali, i licenziamenti e la possibilità di trasferimento da Torino a Terni nei mesi precedenti alla fatale notte del 5 e 6 dicembre 2007, vengono un po’ i brividi perché si rimane increduli davanti a quello che non è mai stato fatto, non è mai stato aggiustato, pulito, cambiato. Si assiste ad un triste spettacolo e da spettatore si rimane a bocca aperta, con le mani in mano, bloccati a sentire parole, osservare gesti che, si sa fin da subito, non serviranno a nulla. Anzi, serviranno soltanto a creare più rabbia, più rancore, più fastidio.

ThyssenKrupp Blues nasce come un’indagine sulla vita quotidiana di operai ma procede subito con essenzialità, scartando tutto ciò che non serve ai fini di una narrazione compatta che sceglie di soffermarsi sulla vita giovane di Carlo, calabrese che è salito al Nord, che vive a Torino da sette anni e che lavora per una delle aziende del settore siderurgico più note al mondo. Il volto di Carlo è sempre messo in primo piano, già un po’ rugoso, già un po’ affaticato. Lui appare spontaneo davanti alla macchina da presa (e chi ci sta dietro lo dirige finché può). I capelli sono pochi ma tutti dello stesso colore: neri. La sua storia assomiglia a quelli di tanti altri: 31 sono i suoi anni, 722775 è il numero della sua matricola al lavoro, Pazzano, paesino di Reggio Calabria, è il suo luogo di nascita, 16 gli anni che aveva quando ha lasciato casa sua per trovare fortuna altrove. Una ricerca che, per lui, ha coinciso con l’incontro sui navigli milanesi di Alda Merini che gli regalò una sveglia. Poi la Germania, come cameriere insieme al fratello. E poi la fabbrica, dagli inizi del 2000. La lettera in cui gli viene chiesto di scegliere trasferimento o licenziamento. La cassa integrazione e la fuga a Pazzano, perché la tendenza, oggi, è molto più frequente di quanto sembri, e l’ondata migratoria va al contrario, da su a giù. Ma Carlo poi viene richiamato insieme ad altri 200 e riprende a fare la vita di sempre, lavorando in condizioni sempre più disastrose.

La macchina da presa non entra mai negli stabilimenti di Torino perché interessata alla vicenda umana. I particolari messi in luce sono altri, quelli cioè che di solito meno interessano. Poi accade quello che si temeva. E qui Thyssenkrupp Blues è costretto a compiere una scelta rischiosa: fermarsi o continuare. TB continua e diventa altro ma lo fa con coerenza, mostrando, ancora una volta, il volto di Carlo, cercando finché può di evitare le sue lacrime di dolore. La scommessa è vinta e il dolore non pilota lo spettatore. Semplicemente si fa sentire. Senza essere più bastardo della realtà. Dopo l’incidente di dicembre, i giornali, la puntata speciale di Santoro, il processo, Carlo si ritrova di nuovo in cassa integrazione con uno stipendio ridicolo che lo costringe a lasciare la casa di Torino. Tra i suoi capelli, ci racconta la mdp, ce ne sono alcuni bianchi.

Curiosità
Carlo Marrapodi ora vive in Calabria nella casa della sua famiglia. Monica Repetto è stata per Fox Crime (piattaforma Sky) produttore e co-autore del programma in quattro puntate con Michele Placido Scatti di nera. Ha da poco terminato un documentario storico sulle acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, prodotto in collaborazione con Rai Educazione. Thyssenkrupp Blues è il suo primo lungometraggio. Presentato alla 65. Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, il film non è mai uscito al cinema, ma pare sia stato acquistato da Rai Cinema.

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