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Venezia, Questi fantasmi 2: 2° parte

A Venezia prosegue la retrospettiva Questi fantasmi 2, dedicata al cinema italiano più disperso che mai.

La mano dello straniero (1954) è un film dello scrittore Mario Soldati, la cui produzione per il cinema è stata solo recentemente rivalutata. Girato a Venezia lo stesso anno di Senso, il film è stato sceneggiato da Giorgio Bassani da un romanzo di Graham Greene, lo scrittore inglese cui il cinema deve tantissime storie a partire da quella di Il terzo uomo (The Third Man, Carol Reed, 1949). Memorabile una scena, strabiliante per l’epoca, in cui le navette dei pompieri scorazzano nei canali per domare un incendio. Sembra quasi un’anticipazione di Amsterdammed (id., Dick Maas, 1988) per la capacità di sfruttare a fini spettacolari una città d’acqua. A presentare il film, uno dei suoi interpreti, Arnoldo Foà, ormai novantatreenne, che ha redarguito uno spettatore perché indossava i calzoni corti. Un vero gentleman d’altri tempi!

Storie sulla sabbia (1963) è un film a episodi di Riccardo Fellini, fratello minore del grande Federico. La figura misconosciuta di questo regista, morto nel 1991, è stata rievocata dalla figlia. Riuscì a realizzare solo un film di fiction e alcuni lavori televisivi incentrati su un tema di suo grande interesse, il rapporto tra uomini e animali (che torna anche nel film). Fu ostacolato dal cognome ingombrante e lo stesso Federico, che lo impiegò come comparsa in I vitelloni, insistette perché non si firmasse con il loro cognome, di Fellini doveva essercene uno solo. Storie sulla sabbia è ambientato sulla Riviera Tirrenica e racconta due storie. La prima è quella di un bambino che esplora il mondo circostante e si stupisce della sua meraviglia, la seconda è quella di un gruppo di ragazzi dell’alta borghesia, ancora dei vitelloni, e di un amore che non si realizza per motivi sociali.

Altra opera degna di interesse è Tre nel mille (1971) di Franco Indovina. Di ambientazione medioevale, nell’anno mille appunto, appartiene a quel filone del cinema picaresco italiano nato con l’episodio di Aldo Fabrizi in Francesco giullare di Dio (Roberto Rossellini, 1950) e che vede la sua punta in L’armata Brancaleone (Mario Monicelli, 1966). Tre nel mille ha per protagonisti i più importanti attori teatrali dell’epoca, Giancarlo Dettori, Franco Parenti e Carmelo Bene. Se quest’ultimo non sembra molto convinto di questo ruolo, Parenti è invece perfetto, essendo stato a teatro uno dei più grandi interpreti del Ruzante. Sospeso, come tipico del genere, tra comico e grottesco, il film annovera tra i suoi estimatori niente meno che Ingmar Bergman che ebbe a dire del regista «Tenete d’occhio quel ragazzo. E’ un vero artista». Purtroppo Indovina morì prematuramente in un incidente aereo a Punta Raisi nel 1972.

Il momento clou della rassegna è stata la proiezione di La nave delle donne maledette (1954) di Raffaello Matarazzo, un film letteralmente maledetto, definito da Paolo Mereghetti, che lo ha presentato, come l’araba fenice del cinema italiano. Si tratta di uno dei film più ricercati dai cinefili nella sua versione originale a colori. Finora era stato possibile vederlo solo in qualche raro passaggio in televisione, ma solo in copia bianco e nero stampata, secondo la prassi dell’epoca, a fianco di quella a colori. Il negativo originale è andato perduto, ma gli organizzatori della mostra hanno trovato una pellicola a colori in Francia, dopo una ricerca nelle principali cineteche europee, e realizzato una copia in digitale. Questa proiezione rappresenta quindi un evento memorabile, anche se i colori sono un po’ svaporati, ma si sono potute vedere anche le scene più spinte della versione francese, tagliate in Italia. Perché il film è caduto nell’oblio? Il motivo risiede nell’essere un’opera davvero scabrosa per l’epoca, raccontando dell’ammutinamento in una nave di deportate, dove le prigioniere offrono favori sessuali per irretire i carcerieri. Una così grande abbondanza di seni nudi appare davvero scomoda negli anni Cinquanta!

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