Venezia, Questi fantasmi 2: 1° parte
Anche quest’anno, la Mostra del Cinema di Venezia propone una rassegna collaterale dedicata al cinema italiano. Si tratta della seconda edizione di Questi fantasmi, sempre curata da Goffredo Fofi. Già il titolo da un’idea delle intenzioni che si pone, dare spazio al cinema italiano dimenticato, a tutte quelle opere che, per un motivo o per l’altro, non sono passate alla storia, non vengono programmate in tv e sono state snobbate anche dai dizionari di cinema.
La rassegna ha inaugurato la Mostra con la proiezione in pompa magna, all’Arena di Campo San Polo, di La grande guerra. Non si tratta, in questo caso di un film disperso, ma il capolavoro di Monicelli è stato presentato in un’edizione fresca di restauro.
Una vera rarità, ristampato dalla Cineteca Nazionale espressamente per la Mostra del Cinema, è Cenerentola e il Signor Bonaventura (1941), unico film diretto da Sergio Tofano. Chi si ricorda, o ne ha sentito parlare, Il corriere dei Piccoli dovrebbe riuscire a inquadrare questo personaggio leggendario. E’ stato infatti l’autore di Il signor Bonaventura, la famosissima striscia, durata decenni, che terminava sempre con l’elargizione di un gigantesco assegno da un milione. E’ stato anche attore di teatro, lavorando con Visconti, e di cinema e televisione. Rimane memorabile la sua interpretazione del Professor Petrushka in Partner (1968) di Bertolucci. Nella sua unica regia si segnala per la ricercata composizione dell’immagine, lavorando su inquadratrature fisse con le notevoli scenografie futuriste di Italo Cremona. Il signor Bonaventura è interpretato da Paolo Stoppa.
Temporale Rosy (1980) è un’opera poco conosciuta di Monicelli, che racconta di una storia d’amore tra un pugile e una lottatrice di wrestling femminile. Il mondo marginale dello spettacolo è visto secondo un’ottica felliniane, clownesca e funambolesca. Ambientato nel Belgio e nella francia del nord, si segnala per la stupenda fotografia di Tonino Delli Colli, con i colori molto carichi dei paesaggi urbani. Grandissima interpretazione per Gianrico Tedeschi e per un giovanissimo Depardieu. Monicelli, presentando il film, lo ha reputato un film sbagliato per non essere riuscito a far scattare la poesia del racconto di Carlo Brizzolara da cui è stato tratto.
Donne senza nome è un film ambientato in un campo di concentramento femminile, in mezzo ai trulli di Alberobello, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il regista ungherese Géza von Radványi, nonostante la sua formazione con Béla Balázs, il grande teorico che influenzò i formalisti russi, Pabst e la Riefenstahl, aderisce in questo film ai canoni espressivi del neorealismo. Il protagonista è l’onnipresente, in quegli anni, Gino Cervi.
Una curiosità è I sogni muoiono all’alba, unico film diretto da Indro Montanelli e tratto da una sua piece teatrale. Racconta dell’insurrezione di Budapest del 1956, un evento che il grande giornalista seguì per Il Corriere della Sera, e su cui scrisse anche alcuni saggi.
A cura di Giampiero Raganelli
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