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cultura dell'immagine e della parola

Venezia, i film:
Il grande sogno

Michele Placido torna al Lido con il suo (autobiografico) ’68 presentando oggi Il grande sogno, terza pellicola italiana in concorso. Dopo Ovunque sei (2004) che a Venezia fu sonoramente fischiato, Placido, deve affrontare una nuova, anche se timida, contestazione. Già, perché sia le proiezioni stampa, sia la conferenza di presentazione, con sonora polemica con una giornalista straniera per la distribuzione Medusa (lui chiaramente di sinistra), sono significative nell’evidenziare il malessere generale di oggi.

Ma veniamo alla storia. Riccardo Scamarcio, (che nel film interpreta Nicola – Placido ventenne), poliziotto infiltrato prima, aspirante attore poi, si trova a vivere uno dei momenti più particolari del secolo scorso. Quel 1968 (il film in realtà tocca anche 1967 e il 1969), che nel mondo è stato l’anno rivoluzionario per eccellenza, della libertà sessuale, dell’ideologia politica più contrapposta, delle occupazioni universitarie, degli scontri tra studenti e celerini. La pellicola non si sposta mai da Roma (dove Placido ha realmente fatto il poliziotto prima di diventare attore), andando a toccare momenti storici (e personali) di quel periodo: lo scontro di Valle Giulia, l’Università di Architettura, l’Accademia d’Arte Drammatica. Ma c’è anche il leader universitario (da Torino) Luca Argentero (più che mai in crescita) o la ragazza cattolica di buona famiglia (ma con l’animo sovversivo) Jasmine Trinca (bellissima e intensa). Tre personaggi fortemente legati, desiderosi di cambiare il mondo nel bene come nel male.

Ma cosa c’è allora che non funziona? Innanzitutto la retorica insopportabile di Placido, che poteva sicuramente costruire un film diverso. Rivisitare in un certo modo il passato per guardare al futuro (ma anche al presente), non sempre è la chiave migliore per raccontare quello è stato. La ricostruzione di Placido non convince, è troppo fredda, troppo schematica, mentre invece la realtà, quella storica, così come l’abbiamo appresa e compresa, è invece stata più complessa, ma indubbiamente più vera.Viene da chiederci a questo punto, cosa potrebbe dire vedendo l’ultima fatica di Michele Placido un personaggio come Pier Paolo Pasolini, che ha vissuto come Placido quegli anni e che soprattutto su Villa Giulia ha scritto il suo bellissimo Il PC ai giovani? Forse niente di buono.

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