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L’abominevole dinosauro delle nevi

L’abominevole dinosauro delle nevi

È impensabile ormai fare un film di ambientazione preistorica dove convivano dinosauri con uomini delle caverne o, comunque, mammiferi evoluti, come succedeva nella fantascienza popolare classica. Anni di Piero e Alberto Angela e di National Geographic hanno reso i bambini, in Italia come in America, ormai troppo saputelli per non smascherare quello che sarebbe un macroscopico anacronismo. E poi i dinosauri, in quanto rettili, non potrebbero sopravvivere in un ambiente glaciale, come gli impellicciati mammiferi. Già la battuta di uno dei mammut, quando vede il dinosauro femmina, «Ma non dovrebbero essere estinti?», mette in guardia dai sospetti di pseudoscientificità. Così gli sceneggiatori, per poter inserire i giganteschi lucertoloni, hanno preso in prestito l’idea di uno dei grandi classici della narrativa fantastica, Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle. Datato 1912, questo romanzo ha costituito una vero e proprio topos narrativo, immaginandosi una terra dimenticata dal tempo, dove vivono ancora creature preistoriche. Non a caso è stato adattato innumerevoli volte al cinema, a partire da un film del 1925, e ha costituito l’ispirazione per innumerevoli altri film, dai vari King Kong a Il mondo perduto – Jurassic Park (The Lost World: Jurassic Park, Steven Spielberg, 1997). Questa volta però non sono degli esploratori umani a imbattersi in questo mondo ancestrale, bensì i ben noti personaggi dell’era glaciale.

Gli autori del film si sbizzarriscono in un pastiche di citazioni. Divertenti quelle da Godzilla: la mamma dinosauro viene soprannominata “momzilla” e viene riproposta la famosa scena della zampata del Godzilla americano. Ma la più geniale è quella che vede i due mammut che, a turno, scivolano lungo il dorso di un gigantesco brontosauro. Al primo scappa spontaneo urlare, come se non si fosse capito, uno “yabba-dabba-doo”, richiamando così espressamente la sigla di The Flintstones. È uno strizzare l’occhio allo spettatore, una battuta metacinematografica perché sembra che anche i mammut dell’Era glaciale conoscano la popolare serie d’animazione. Sembrerebbe una rottura della sospensione dell’incredulità, se non fossimo all’interno di un altro cartoon dove è tutto surreale.

Gli sceneggiatori attingono a man bassa anche dalla letteratura classica. Il personaggio di Buck, la donnola dall’occhio bendato, come Crocodile Dundee, è ossessionato dalla vendetta contro il gigantesco dinosauro albino, Rudy, che l’ha sfigurato. Si tratta di un palese richiamo al Capitano Achab di Moby Dick. C’è poi la scena del dinosauro che viene bloccato dai cavi fissati da piccoli personaggi che sembrano i lillipuziani di I viaggi di Gulliver. Non manca La divina commedia: Buck pronuncia la frase «Lasciate ogni speranza, voi che entrate». Il gusto dell’ascendenza colta e l’estro della citazione impertinente convivono quindi in questo blockbuster d’animazione.

Curiosità
I dinosauri sono creati basandosi sulle più aggiornate conoscenze paleontologiche. Rudy appartiene al genere “Suchomimus”, che doveva essere più grande dello stesso Tyrannosaurus Rex.

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