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Il colorato giardino della vecchiaia

Il colorato giardino della vecchiaia

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Big Edie e Little Edie Bouvier sono due personaggi per lo più sconosciuti in Italia. Diversa la situazione oltreoceano, dove le due donne sono state protagoniste di un documentario negli anni Settanta, che poi è diventato un libro e, recentemente, un musical a Broadway. Cugine di Jacqueline Kennedy sono balzate alla cronaca quasi quarant’anni fa per la loro vita in una vecchia casa decadente, tra immondizia e gatti malati. Il film di Michael Sucsy, regista all’esordio che ha lavorato più di cinque anni a questa opera, è un biopic sulla vita di queste donne, dalla giovinezza di Little Edie, piena di speranze di sfondare nel mondo dello spettacolo, fino alla permanenze nella vecchia casa, la Grey Gardens del titolo.

La prima parte del film è quanto di più classico ci si possa aspettare da un biopic ambientato nella prima metà dello scorso secolo, fatto di sogni, amori e delusioni. Sembra però un tipico prodotto televisivo, a cui manca la scossa che gli faccia fare il salto di qualità. La scossa non arriva, ma quando, nella seconda parte, il film si concentra sulla nobile decadenza delle due donne, qualcosa cambia decisamente. Lo sguardo si fa delicato, non compassionevole ma sincero, sulla dignità di una madre e una figlia che si estromettono dal mondo reale per vivere il sogno di una gioventù andata tra le uniche quattro mura che le fanno sentire al sicuro. Non è un rapporto semplice quello tra Big e Little Edie. L’amore della madre spesso si fa desiderio di controllo sulla figlia, e in questo Sucsy è bravissimo a raccontare per immagini e sguardi, mantenendo sempre un certo distacco dal giudizio. La figlia così col passare del tempo finisce per immedesimarsi nella madre, per creare un unico personaggio che comprende anche le mura stesse della casa.

In un film di questo tipo, fondamentale è l’apporto delle interpreti, e Jessica Lange e Drew Barrymore sono bravissime sia da giovani che, merito anche di un realistico trucco, da anziane. Interessante, infine, il punto di vista scelto dal regista, che racconta la riprese del documentario fatto sulle due donne. Per verificare la cura del lavoro di Sucsy, provate a guardare qualche immagine del documentario e confrontatela con il film, sarete certamente sorpresi.

Curiosità
Il film ha conquistato ben 17 nomination agli Emmy Awards, che saranno consegnati alla fine di settembre.

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