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L’armata del tenebroso

L'armata del tenebroso

La cosa incredibile è che se provi a leggere le note di Outlander, sembra davvero un film serio. Il regista, Howard McCain, lavora sul progetto dal 1992, la produzione ha investito più di cinquanta milioni di dollari e il protagonista, James Caveziel, per entrare nel ruolo ha imparato un’altra lingua piuttosto utile (dopo l’aramaico per La passione di Cristo), l’antico norreno dei vichinghi. In effetti la storia potrebbe anche sembrare intrigante: perché mai gli alieni devono sempre arrivare nella nostra epoca? Cosa succederebbe se invece un bestione bioluminescente sbarcasse nella Scandinavia di tredici secoli fa?

Purtroppo però poi va visto il film, oltre alle sue note. E qui iniziamo a sprofondare nel baratro. Per provare a immaginare prendete un film come L’armata delle tenebre, strepitoso cult movie di Sam Raimi, e toglietegli tutti gli elementi umoristici. In fondo, la storia è la stessa: un uomo precipita nel bel mezzo di una tribù da un’altra epoca (o un altro mondo), viene catturato ma alla fine salva il popolo da un mostro misterioso. Se però in quel caso bastava guardare Bruce Campbell per iniziare a sorridere, in questo osservando Caveziel ci si chiede solo chi l’abbia piazzato lì. Malgrado manchi l’umorismo, il film non cerca nemmeno di prendersi troppo sul serio, perché forse approfondire l’elemento drammatico di un uomo distruttore e del mostro che in realtà è la preda avrebbe dato un po’ più di senso all’intera storia.

C’è chi ha definito il film “serie B adulta”. Purtroppo però il film non vuole essere di serie B (e come potrebbe con un budget così elevato?). Però, evidentemente, non è nemmeno di serie A. Rimane lì, in un limbo che lo porta alla mediocrità, e se ne è accorto anche il pubblico americano, visto che in patria il film ha incassato 160.000 dollari. Si salvano giusto gli straordinari paesaggi e un divertente cammeo di Ron Perlman, che entra, spacca un po’ di crani con un martellone e se ne va.

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