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Chi ha paura dell’altra madre?

Chi ha paura dell'altra madre?

Ecco uno di quei rari film capaci di spostare l’asticella dell’eccellenza di qualche centimetro più su. Attesissimo tanto dagli estimatori di Neil Gaiman, autore del romanzo al quale il film è ispirato, quanto da quelli di Henri Selick (come non esserlo dopo Nightmare Before Christmas?) e dell’animazione in generale, Coraline non tradisce le aspettative. Anzi, per certi versi dimostra di possedere una complessità addirittura superiore a quella che ci si sarebbe potuti aspettare. Ma qui conviene procedere per punti.

Ovviamente, non si può che partire dalla questione del 3D, al centro di una vera e propria “corsa agli armamenti” da parte delle case di produzione, che vedono in questa innovazione l’ultima possibilità di resistenza del film in sala nei confronti dello scaricamento selvaggio. La tridimensionalità, come prevedibile, rappresenta un valore aggiunto di grande importanza per il film. Quel che più conta, però, è che l’apporto dato dal 3D non pesa tanto sul piano della spettacolarità pura, quanto su quello della resa espressiva. Da questo punto di vista, a Selick va il merito di non essersi fatto sopraffare dalla tecnologia, ma di averla saputa impiegare con intelligenza al servizio delle sue ottime trovate registiche (emblematica, in questo senso, la scena nella ragnatela).
Sempre sul piano tecnico, l’aspetto più sbalorditivo del film resta comunque l’estrema raffinatezza della stop motion. Una gamma di espressioni e una fluidità di movimento come quelle sfoggiate dai pupazzi di Coraline potrebbero far pensare a personaggi realizzati tramite procedure di computer graphic. E invece qui si viaggia sì su livelli di qualità da elaborazione digitale, ma con in più il calore dell’analogica. E scusate se è poco.

In conclusione, due parole anche sulla storia e sull’atmosfera generale del film, che Selick (regista ma anche sceneggiatore) ha sviluppato a partire dall’originale di Gaiman. Anche qui, come per i precedenti aspetti analizzati, si apprezza la scelta di non seguire la strada più semplice, cioè quella della spettacolarizzazione fine a se stessa, preferendo invece costruire una fiaba nera con tutti gli stilemi del genere, orrore e angoscia compresi. I bambini, a mio parere, apprezzeranno. D’altra parte, le fiabe che hanno attraversato i secoli, se ci pensate, sono anche quelle più disturbanti, a partire dalla terrificante opera omnia dei fratelli Grimm.

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