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cultura dell'immagine e della parola

Schegge da Cannes
23 maggio

Sam Raimi tra Alison Lohman e Justin Long durante la presentazione di Drag Me to HellAncora un paio di film di cui parlare prima della conclusione del festival.

Anche Sam Raimi atterra sulla Croisette con Drag Me to Hell, presentato fuori concorso in una proiezione di mezzanotte. Il regista di Spiderman torna allo splatter delle origini, con un film tutto basato su effettacci gore, sul ribrezzo, su spaventi continui che fanno sobbalzare lo spettatore dalla poltrona. Dopo un po’ il meccanismo si fa ripetitivo e non fa più paura, ma Raimi, come già aveva fatto in La casa, a questo punto gioca consapevolment, e sapientemente, la carta del comico-grottesco. Il motore della vicenda sono ancora dei soldi, ma, questa volta, non sporchi. La protagonista infatti è un’impiegata di banca che non può rinnovare un prestito a una disgustosa vecchina, che si vendicherà con pratiche stregonesche. Siamo all’horror dei tempi della crisi?

Tsai Ming-Liang presenta Visage, che, con il suo solito stile denarrativizzato, “racconta” di un regista taiwanese che deve girare al Louvre una sua versione della Salomé. Tsai torna a omaggiare, come già aveva fatto in Che ora è laggiù? il cinema francese della Nouvelle vague e, in particolare, Truffaut, stabilendo con il compianto regista un ideale legame di filiazione. Compaiono infatti, nel ruolo di se stessi, i grandi attori che avevano lavorato nei suoi film, Jean-Pierre Léaud, Jeanne Moreau e Nathalie Baye. Viene poi citato I 400 colpi in maniera del tutto originale e raffinata: viene fatto scorrere un libro di immagini che sono i fotogrammi dell’ultima memorabile scena di quel film, con Léaud bambino che corre sulla spiaggia. Una sequenza rimasta celebre proprio per il blocco del fotogramma, che viene ricostruita palesando la struttura stessa del cinema, fatta di immagini in movimento. Compaiono tutti i temi del regista taiwanese: l’acqua che sgorga copiosa da un rubinetto guasto e che inonda la stanza, che ricorda The River e altri suoi film, i balletti demenziali come in The Hole, il rapporto con i genitori defunti, in questo caso la madre, cui il film è dedicato, che ripercorre la situazione del padre in Che ora è laggiù?. E proprio lo stesso laghetto di Parigi, dove si concludeva questo film, segna la fine anche di Visage, ma con una variante.

Il film è stato programmato per l’ultimo giorno, segno di rispetto secondo i codici non scritti del Festival di Cannes. Aspettiamo con ansia i palmares…

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