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Il corpo dell’Anticristo

Il corpo dell’Anticristo

Una scena di sesso esplicito, girata in un bianco e nero estetizzante, con la neve che cade e un sottofondo di musica classica. Il figlioletto della coppia vi assiste: è la freudiana scena primaria, portatrice di traumi. E il bambino, sconvolto, cade dalla finestra e muore. Questo è l’inizio di Antichrist, dove si incontrano Eros e Tanathos. Il coito, che viene esibito, è inquadrato in primo piano, con stacchi con le scene dell’amplesso dei genitori. Se si tratta, evidentemente, di una scelta obbligata per poter utilizzare delle controfigure, quest’immagine ha un qualcosa di universale, un atto in sé, i genitali in azione, la scena che dovrebbe generare una vita ma, in questo caso, concepisce una morte.

La scena primaria veniva associata, da Freud, all’immedesimazione, del bambino che l’aveva guardata, con la madre, con la paura conseguente dell’evirazione e del padre-lupo. Von Trier rimescola le carte in tavola: il lupo è effettivamente una delle immagini simboliche di animali, insieme all’aquila e al cerbiatto, e ci mostra una scena terribile di evirazione femminile. Non che il sesso maschile rimanga illeso: viene infatti schiacciato da un macigno per poi eiaculare sangue anziché sperma. Uno dei punti di riferimento di von Trier è senza dubbio Ecco l’impero dei sensi (Ai no corrida – L’Empire des sens, Nagisa Oshima, 1976), uno dei film più disturbanti della storia del cinema, di cui vengono citate numerose inquadrature. Ma Antichrist sembra affondare le sue radici nella cupa cultura nordica. E’ una versione malata di Scene da un matrimonio (Scener ur ett äktenskap, Ingmar Bergman, 1973) e si situa tra Strindberg e Munch. Il drammaturgo svedese e il pittore norvegese sono spesso citati da von Trier, che sottolinea come entrambi siano stati in cura nella stessa clinica in Danimarca.

Antichrist traccia un nuovo capitolo del rapporto, complesso e conflittuale, tra l’autore danese e la religione e la metafisica. Le onde del destino (Breaking the Waves, 1996) conteneva numerosi riferimenti al Vangelo, ma era, a suo modo, un’opera che potrebbe essere considerata blasfema proponendo una donna come figura cristologia. Nei vari The Kingdom veniva continuamente sbeffeggiata la visione scientista del mondo, negatrice della spiritualità. Ora von Trier riprende L’anticristo di Nietzsche, libro che il regista racconta di avere sul comodino dall’età di 12 anni. Una grande sfida al Cristianesimo, visto come fonte di ogni male, ma con l’ esaltazione della figura di un Gesù irrisorto, i cui insegnamenti sono stati travisati.

Dopo quest’analisi, è lecito chiedersi se questa sia un’opera profondamente, e autenticamente, sentita da von Trier, o una sua ennesima presa in giro del pubblico, come lo fu il bluff di Dogma. La differenza non è da poco, perché, nel secondo caso, si tratterebbe di un’operazione decisamente abietta. Che von Trier sia un genio lo sappiamo, ma il problema è che possa essere un genio del male, egli stesso un Anticristo.

Curiosità
Il film è girato in Germania, nella regione della Westfalia. Tra le sue fonti di ispirazione, von Trier annovera anche i film horror e, in particolare, L’esorcista (The Exorcist, William Friedkin, 1973), di cui vorrebbe realizzare una versione teatrale!

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