Brand 2.0
Opportunità a rischio
Citando Wikipedia: “Il Web 2.0 è un locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet rispetto alla condizione precedente. Si tende ad indicare come Web 2.0 l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, e sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook, Myspace, Gmail, WordPress, ecc).
Ecco la premessa necessaria, per iniziare a parlare di questa nuova evoluzione, evidenziandone aspetti positivi e negativi. A zonzo per la Rete, mi imbatto nel blog beingpeterkim.com e scopro che Mr. Kim ha raccolto e raccoglie considerazioni interessanti sul web 2.0, sui social media, sul marketing e su chi scrive a sua volta di questi argomenti. Frugo nella selezione dei post più popolari del 2008. Mi appassiono talmente tanto all’argomento, che mi sento in dovere di riproporre una lista di casi interessanti di social media marketing, esempi di come le aziende abbiano cominciato ad impiegarlo o, altresì, a subirlo.
BRAND CHE HANNO ATTIVATO STRATEGIE 2.0
Avis. Usando come dominio del sito il celebre headline “We try harder” (creato da Bill Bernbach negli anni Sessanta), la nota società di noleggio offre al consumatore un blog completo, aggiornato e – udite, udite – pure utile. Un blog fatto per i viaggiatori che offre numerosi buoni consigli, raccogliendo e condividendo le esperienze degli utenti. A dimostrazione degli intenti non direttamente commerciali, le sezioni di “Rent a car” e “Ultime offerte” costituiscono un capitolo a sé e devono essere selezionate appositamente dall’utente nel menù. Naturalmente, è possibile fare il bookmark del sito sui principali siti 2.0 (Delicious, Digg, Reddit, etc.).
Heinz. Un esempio di concorso che, sebbene piuttosto banale nel bando (creare lo spot per il ketchup Heinz), dimostra un’adesione fenomenale da parte del pubblico a riprova che, costruendo una proposta 2.0 e, soprattutto, gestendola al meglio, la partecipazione e celebrazione della relazione di marca può ripetersi dando ottima visibilità. È intuitivo pensare, poi, che i neo-registi non abbiano saputo resistere alla tentazione di caricare il proprio spot su ulteriori siti di condivisione… la cascata di click through, in questo modo, si amplifica notevolmente. Il soggetto che si è aggiudicato il primo premio è un buon esempio di concisione ed immediata comunicazione del senso e valore del prodotto (Heinz non è “una” salsa ketchup, ma la condizione sine qua non del pasto). Tra gli altri selezionati, imperdibile “Still going” (ricordate il gioco-della-bottiglia?!); tenero e al contempo comico: “Life lessons”.
Philly. Affettuosa abbreviazione britannica del nostro più lungo “Philadelphia”, nel caso di questo blog non posso che esprimermi con un’unica parola: stupore. Decine e decine di ricette: torte dolci, chili di formaggio, appetizer sono solo alcuni esempi. Il blog è molto ben organizzato e facilmente navigabile. Numerosi i video che dimostrano le ricette. Il sito a cui ci si appoggia per i video è un altro celebre 2.0: YouTube. E se non paresse abbastanza, è possibile scaricare il widget “Philadelphia. My cheesecake” o scoprire come preparare Philly per guarnire la prima colazione di San Valentino.
BRAND CHE HANNO SUBITO IL WEB 2.0
Scrisse qualcuno che è meglio prendersi cura dei media prima che questi prendano cura del brand. Prospettiva vagamente ipocondriaca, a partire dal web 2.0 nulla può invece essere più attuale. Ecco due esempi che spiegano da soli come e quanto i rumor nati in Rete attorno una negatività di prodotto o un disservizio possano viaggiare in tempo reale… e combinare reali danni alla reputazione della marca.
[img4]iPod. Dal blog dei Neistat Brothers, una video-denuncia che ha fatto il giro di tutto il web. iPod ha un piccolo e sporco segreto circa le batterie. Ma chi la fa, l’aspetti. I Neiestat documentano tutto: la chiamata al numero verde, la confessione, l’intervento di denuncia in stile guerriglia marketing. E, naturalmente, montano il tutto in un video, lo caricano in rete o le mettono così alla portata di tutto il mondo.
AOL. L’internet service provider che porta la Rete a più di 20 milioni di utenti nel mondo viene ferito da una sua derivazione, il web 2.0. Lo strumento che è stato messo a disposizione si ribella al padre creatore. Vagamente biblico, è vero. Come anche rasentano il mitologico le peripezie di un utente che cerca di cancellare il proprio Account AOL. E’ talmente incredibile da apparire comico. Meno divertente per l’azienda, che è stata sbugiardata prima in Internet e quindi – quando la notizia ha acquisito forte rilevanza – anche in diretta tv.
A cura di Stefania Novarini
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