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La fiera dell’Assurdo

L’origine del film La guida galattica per autostoppisti risale ai primissimi anni Ottanta, quando l’autore di science-fiction aveva già ottenuto grande successo grazie al programma radiofonico omonimo e ai primi due romanzi della serie. La favola fantascientifica di Arthur Dent e Ford Predict nasce nel 1978 come prodotto destinato alla radio, mezzo di comunicazione adatto alla trama bizzarra e all’uso inconsueto del vocabolario. La storia ha ottenuto immediato successo, trasformando la radiotrasmissione in un fenomeno mediatico internazionale che ha portato alla pubblicazione di cinque libri, alla produzione di uno spettacolo teatrale e alla creazione di un videogioco. Tuttavia si è dovuto attendere fino alla fine degli anni Novanta perché la Disney acquistasse i diritti della pellicola, mentre l’autore continuava a lavorare sul soggetto. Le riprese sono state completate nel 2004, a tre anni dalla morte improvvisa dello scrittore. Garth Jennings e Karey Kirkpatrick hanno elaborato il materiale originale del romanziere dichiarandosi fedeli alle sue scelte ma aggiungendo comunque avvenimenti non citati nel testo.

Il romanzo, pur penalizzato dall’adattamento italiano, si distingue per il lessico astruso e i divertenti neologismi, volti a fornire un’immagine ironica del diverso, incarnato dalle differenti specie che popolano la Galassia. Si tratta di un testo disimpegnato anche se non proprio del tutto privo di spunti di riflessione. L’amore che l’autore nutre nei confronti della tecnologia traspare in numerosi punti del libro, ma risulta chiaro soprattutto nell’idea cardine della Guida galattica. Anche se nel 1979 già si era visto molto in ambito fantascientifico (vedi i colossi Asimov e Dick, nonché le serie di Star Trek e Guerre Stellari) Adams sviluppò la sua idea di fantascienza e creò il manuale elettronico compilato da viaggiatori del cosmo. Però, diversamente dai pilastri della narrativa di fantascienza del decennio precedente, non vi è in questo caso una vera e propria genialità o una ricostruzione verosimile di un mondo immaginario, si tratta infatti di un prodotto di fantasia a tratti quasi infantile, che colpisce il lettore per le vicende rocambolesche e le situazioni assurde se non addirittura ridicolmente stupide.

Nonostante tali premesse l’aspettativa nei confronti del film era alta; la speranza era che le tecnologie di animazione 3d si rivelassero utili nell’impresa di trasporre in immagini una successione caotica di eventi strambi e personaggi riusciti più per l’originalità dell’aspetto fisico che per il tratteggio psicologico. Ma gli ideatori della pellicola indugiano sull’effetto sorpresa e lo smarriscono in un mare di sciocchezze: la mano viene calcata troppo e il prodotto risulta più trash di quanto non fosse il libro. Il siparietto di John Malkovich, creato appositamente per includere una celebrità nel progetto, è inutile e fastidioso; personaggi già vuoti e di irritante stupidità nel romanzo sono resi ancor più miseri dai dialoghi stringati. Non vi è spettacolarità né una genuina comicità che rendano godibile la visione. Per lo meno viene risparmiata ogni forma di umorismo volgare, che sarebbe stato un vero e proprio torto verso Adams e il suo romanzo.

La guida galattica per autostoppisti, romanzo di Douglas Adams, 1979
La guida galattica per autostoppisti, regia di Garth Jennings, 2005

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