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Una scomoda fanta-verità

Una scomoda fanta-verità

Dopo aver subito l’attacco dell’alieno ostile di Cloverfield, Central Park viene sfidato da un nuovo essere venuto dallo spazio. Una sfera di luce genera un alieno che, sotto una curiosa corazza biologica, cela un essere dalle sembianze umane ma dallo spirito proveniente dal cosmo. La nostra razza, degnamente rappresentata dall’esercito americano, accoglie il nuovo arrivato con ostilità: una pallottola nel petto è il primo benvenuto che l’essere riceve. Il messaggio che l’alieno Klaatu porta con se è un ultimatum al genere umano, la Terra è prossima al collasso e il punto di non ritorno non deve essere superato. Un automa di proporzioni mastodontiche protegge Klaatu dalle armi umane e presto si rivela essere l’arma definitiva con cui gli extraterrestri intendono liberare la Terra dai parassiti umani.

Il film è il nuovo delirio di onnipotenza di Keanu Reeves, che non riesce più a prendere sotto braccio una tavola da surf senza pensare che sia il monolite della saggezza di 2001 Odissea nello Spazio. Questa volta l’eletto rappresenta l’ultimo monito di una razza superiore per fare in modo che l’umanità si ravveda nel suo scriteriato sfruttamento del pianeta che ci ospita. Badino bene gli umani, ospiti e non padroni come credono di essere, poiché la terra è un immenso coinquilinato con centinaia di altre specie che devono fare i conti con i parassiti a due gambe che girano in SUV e sfruttano ogni tipo di risorsa del pianeta. Klaatu vorrebbe diffondere il suo verbo ai capi della Terra, ma il governo degli Usa, non troppo diversamente da quello che accade nella realtà, prende le decisioni (sbagliate) per tutti e rischia la catastrofe. Il cuore di Klaatu sarà toccato però dal rapporto dalla scienziata Helen Benson (Jennifer Connelly) e il figlio del compagno morto per la patria, per la serie che più potè il cuore che la spada.

A sessant’anni dall’omonimo film di Robert Wise, un capolavoro della fantascienza degli anni Cinquanta e capostipite del filone Spielberghiano con l’alieno buono, Scott Derrickson firma uno dei remake più inutili degli ultimi anni, che serve solo a ribadire come il messaggio ecologista non sia stato certo recepito. Le parole di Klaatu sembrano un messaggio di Al Gore trasmesso ai canali di Corrent.tv unificati di tutto il mondo, ovvero 6 miliardi di potenziali spettatori che si trasformano in poche centinaia reali. La Guerra Fredda è finita, ora solo l’amore può salvare la Terra. Tra ironia involontaria, battute ridicole o tronfie di didattica ecologista, manca la celeberrima Klaatu barada nikto (definita la frase più celebre mai pronunciata da un alieno) unico elemento che denota un certo rispetto per l’origine nobile di questa pellicola, che a sua volta nasceva dal romanzo Addio al padrone (Farewell to the Master, 1940) di Harry Bates.

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