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cultura dell'immagine e della parola

Justice
Stress

Canzone: Stress
Regia: Romain Gavras
Artista: Justice
Album: Cross
Anno: 2008

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Il linguaggio del videoclip, da sempre al passo coi tempi, ci ha abituati negli ultimi anni a sperimentazioni anche al limite dello scandalo: non è certo una novità la scelta dei Justice di affidarsi ad un regista alternativo, sperimentatore e pure “figlio d’arte” come Romain Gavras per visualizzare il brano strumentale Stress che si ispira a Mussorgskij, ma che campiona anche Night On Disco Mountain di David Shire.

La musica diventa la colonna sonora di un piccolo cortometraggio falso documentaristico di sette minuti ambientato nelle banlieue parigine. I riferimenti cinematografici sono evidenti: L’odio di Kassovitz rimane una pietra miliare del cinema realista francese, ma il linguaggio videomusicale si auto-cita pure, la ripresa con camera a mano di gesta “antisociali” aveva già reso celebre lo scandaloso video di Smack my bitch up di Jonas Akerlund per i Prodigy e il ragazzino che passa un ferro sulle ringhiere è un chiaro omaggio a Come to daddy del duo Aphex Twin/Cunningham.

A differenza però di Cunningham, Romain Gavras sceglie per le riprese uno stile documentaristico, che racconti una giornata di ordinaria violenza di un gruppo di ragazzi della periferia parigina, una specie di banda di “drughi” violenti uscita da I guerrieri della notte con tanto di divisa simbolo: una giacca di pelle con un enorme croce prospettica cucita dietro.

I giovani teppisti molestano, picchiano, rubano, rompono e devastano senza apparente motivo e la machina da presa li segue senza mai essere complice, si limita a documentare le loro scorribande. Come se fosse documento rappresentativo delle loro potenzialità distruttive: il regista chiarisce subito che la troupe è presente come elemento orrservativo e osservato, che mentre guarda viene guardato, con sguardi inmacchina minacciosi e irosi.

Molto criticato, per una “paura da emulazione” dietro cui, specie negli ultimi anni, si è nascosta la solita censura bacchettona. Tante tv hanno deciso di non trasmetterlo, ma il video è stato comunque molto visto grazie ad internet e al passaparola e alla fine è stato pure premiato agli Uk Video Music Awards come miglior video internazionale.
Forse la paura si riferiva più all’impossibilità di definire il prodotto in modo chiaro, nella difficoltà televisiva di non poter accogliere dentro il suo flusso continuo un elemento che lo interrompesse: Stress è infatti ricco di rimandi a un invisibile fuoriscena (la troupe, inquadrata solo un secondo, che è il punto di vista, il nostro stesso occhio chiamato in causa), ed è un fuoriscena esso stesso, anzi, per diversi secondi diventa assenza di scena, quando la macchina da presa viene coperta poi abbattuta, schiantando l’immagine nel nero (inconcepibile e inaccettabile assenza di flusso).

Di sicuro chi ci ha guadagnato da tutte queste critiche mediatiche sono stati quei maghi del marketing dei Justice e chi ha commercializzato il loro giubbotto con la croce alla modica cifra di 700 euro. Questo alla fine è il vero scandalo.

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