hideout

cultura dell'immagine e della parola

No Payne, No Gain

No Payne, No Gain

Ci risiamo. L’ennesimo titolo di successo estratto dalle classifiche di vendite di videogiochi da consolle viene convertito (termine informatico scelto non a caso) per una piattaforma diversa. Cinema digitale, realizzato con l’occhio rivolto al mercato del dvd (dove sarà infarcito di impedibili extra e dietro le quinte di ogni genere) piuttosto che al buio della sala cinematografica. Lo spunto è ispirato ad uno dei pionieri dei videogame action con una trama “adulta”, paradossalmente basata su un plot di stampo cinematografico. Trasmigrazione mediatica, il cinema torna al cinema dopo essere stato videogame e pronto per tornare nelle fauci di un lettore digitale sotto forma di disco ottico. Il paradosso è che il fenomeno si condensa in un interessante sviluppo ontologico di un testo privo di interesse.

Il meccanismo narrativo, che poteva essere innovativo per un videogame degli anni novanta, è un topos visto e stravisto nel cinema e nel mondo del serial televisivo. Allegra famigliola di un poliziotto felice sterminata da assassino senza nome, poliziotto dalla vita distrutta giura che dedicherà quello che resta della sua vita a cercare di vendicare i suoi cari. Pur di trovare giustizia, il poliziotto sarà disposto a infrangere tutte le regole che ha sempre cercato di far rispettare. La scelta di Mark Wahlberg riporta alla mente quando la critica accusava Clint Eastwood (nei film di Sergio Leone) di avere solo due espressioni, con o senza il sigaro (la variante era il cappello). Non me ne vogliano i fan di Mark, ma siamo decisamente su un altro pianeta, anche se l’alter ego di Max Payne è in grado di sfoderare ben tre espressioni (felice con la famigliola, apatico senza famigliola e incazzato nero mentre fa a botte coi cattivi), ma siamo certi che tra vent’anni l’attore e rapper (esatto, rapper!) Wahlberg non si sarà trasformato in un vero autore come il buon vecchio Clint.

Invettive contro il protagonista a parte, appare azzardata la scelta di portare al cinema la storia di Max Payne. Il pubblico che ha giocato al videogame oggi forse ha abbandonato il mondo delle consolle, sicuramente ha sostituito altri titoli alla personale top 5 dei propri videogame preferiti. Il pubblico che normalmente paga il biglietto per film in stile Lara Croft è under 18, età che anagraficamente non permette di aver goduto del videogame originale al momento del suo successo. Il film non brilla certo per originalità, pecca per mancanza totale di ironia, ma ha il pregio di mantenere quello che promette (che per fortuna è poco). Il risultato è una questione di aspettative, semplicemente questo. No Pain, No Gain!

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»