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Nessuna novità, buona novità

Nessuna novità, buona novità

«E se restassi qui?» «A nessuno piace il Medioriente» «Forse è questo il problema». Come si tortura un uomo ormai lo sappiamo. Sappiamo anche come funzionano le cellule terroristiche (o crediamo di saperlo). Non ci stupiscono più gli intrecci fatti di doppi giochi, inganni e sfoggio di crudeltà. Quello che manca, forse, è una visione che tenga conto della complessità culturale di una porzione di mondo che non si limita al terrorismo, concetto che nonostante tutto l’attuale cultura occidentale non ha ancora inoculato.

Uno dei pregi dell’ultima pellicola targata Ridley Scott, adattamento del romanzo Body of Lies del columnist del Washington Post David Ignatius, è quello di offrire qualche spunto interessante sul tema. Non tutti sembrano averlo capito, anzi la gran parte della critica americana e italiana ha bocciato il film. Ma il cinema non dev’essere per forza “impegnato” per mostrare un punto di vista interessante o contribuire visivamente al dibattito su una guerra tuttora in corso. Non è certo una pellicola perfetta (anche se, quanto a farraginosità, Syriana era di gran lunga più letale), ma possiede doti che la rendono godibile e utile: tanto per cominciare è girata superbamente, recitata da attori di una bravura sconfinata (comprimari compresi), montata alla perfezione (da Pietro Scalia). Non basta? L’intreccio Hani-Karima pone l’ardua questione: secondo quali valori dev’essere condotta la lotta al terrorismo? Non basta il grande occhio della CIA, non basta uno sguardo che interpreti il problema come “globale”, forse bisogna collaborare adottando un punto di vista (feudale) che è quello dei governi locali, capace di agire in base a meccanismi e sentimenti estranei alla visione occidentale.

Anche se non particolarmente coadiuvato dalla sceneggiatura del premio Oscar William Monahan (The Departed), Scott incolla la cinepresa agli uomini e alle azioni, ai dettagli e alle intenzioni di un’umanità che prova a dividersi e incasellarsi nelle sempiterne categorie di bene e male ma senza riuscirci, perché tutti uccidono, tutti tradiscono, tutti credono di essere migliori e tutti provano a riscattarsi. In occidente come in Medioriente. Che lo si creda più o meno riuscito, il film è l’ulteriore conferma della bravura di un regista di mettere in scena l’azione e la sua potenza espressiva sul grande schermo.

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