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Noi, ragazzi di Gerusalemme

Noi, ragazzi di Gerusalemme

Agli inizi degli anni Ottanta il film generazionale Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino raccontò la solitudine degli adolescenti nella capitale dell’ex Germania Ovest, una terra dilaniata dagli scontri e dalle diversità dove il Muro era ancora una concreta realtà con cui confrontarsi quotidianamente. Oggi Berlino è una città unita che è stata capace di superare le barriere imposte dalla politica e dall’odio. A quasi trent’anni di distanza, lo stesso vuoto esistenziale è percepibile nella realtà di Israele, uno stato creato a tavolino per la comunità ebraica ma che deve continuamente fare i conti con il dissenso arabo. Dopo decenni di inutile dialogo, di scontri politici e di attentati sanguinari, le generazioni cresciute senza conoscere la pace sono quasi del tutto indifferenti al conflitto e la loro conscienza è formata nel segno della contestazione e della solitudine.

Nasce da questo substrato culturale, o meglio dall’assenza di un’identità collettiva, il racconto di David Grossman, tradotto per il cinema da Oded Davidoff, che racconta l’odissea di Tamar in un mondo sommerso di giovani sbandati senza ideali che affogano i loro problemi nella droga. Tamar ripercorre così i passi di Christiane, sebbene il suo percorso sia fortemente motivato dalla ricerca del fratello scomparso (Yuval Mendelson, rock star molto nota in patria), chitarrista eccezionale ma tossico perso. Tamar riuscirà a ritrovare il fratello dentro la dickensiana dimora per giovani artisti di talento del mangiafuochesco Pesach ma fuggire dalla sua organizzazione non sarà certo un’impresa semplice.

La narrazione è costruita a ritroso, la cinepresa rincorre il giovane Assaf che con il cane Dinka corre per le strade di Gerusalemme alla ricerca di Tamar. Assaf apprende gradualmente la storia della ragazza e trasforma il suo lavoro per il canile in una vera missione di soccorso, forse iniziando ad innamorasi della misteriosa Tamar ancor prima di conoscerla di persona. Un’indagine su un mondo che nega l’adolescenza, dove la politica vorrebbe che i ragazzi diventassero adulti troppo presto dimenticando le inquietudini e le paure che la società contribuisce ad acuire.

Curiosità
Qualcuno con cui correre ha ottenuto grande successo all’ultima edizione del Giffoni Film Festival e si candida per essere uno dei film di quest’anno più proiettati nei cineforum dedicati a ragazzi e adolescenti. Peccato solo che l’edizione italiana, curata da Voltumna Film, caschi per l’ennesima volta in un becero slang da borgata romanesca che spiazza il pubblico senza una giustificazione narrativa di questa scelta. Un ennesimo caso che spinge a invocare i film in lingua originale coi sottotitoli. Peccato che c’è sempre qualcuno che si giustifica con motivazioni di mercato…

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