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Periferia di tutte le città

Periferia di tutte le città

Nella periferia di una grande città non ci si può infilare e togliere come in un vestito. Ci nasci, ci cresci e, se sei fortunato, un giorno te ne vai.
Questo pensano quattro ragazzi della peggio periferia milanese. Totò, Ciccio, Fredo e Samir. Quattro ragazzi come tanti e come pochi, nello stesso tempo. Vivono nelle brutture sociali e familiari, ma cercano altro. Vogliono scappare dalle case popolari che li fanno sentire maledetti per sempre, vogliono evadere.
Non trovano di meglio delle quattro ruote di una chitarra, un basso, una batteria e un microfono. L’insolita rumba, appunto. Una band da matrimoni, battesimi, funerali se proprio va male. Niente di più. Per racimolare soldi e scappare a Napoli. Migrare al Sud, capito bene, nell’amatissima capitale della ‘munnezza’ e dei morti di camorra.
Da qui iniziano i colpi di genio di Autieri, scrittore e, forse, osservatore diretto di tutta la (vera?) vicenda.

La storia è una recita a più voci. Ogni passaggio è raccontato da uno dei quattro protagonisti. Questo strumento, non del tutto nuovo, è tuttavia funzionale al piglio scanzonato della narrazione. I quattro, da un capitolo all’altro, “dialogano” tra loro, si citano, si sfottono. Prendono il lettore a braccetto, non possono trattenersi dal farci quattro chiacchiere. L’insolita rumba trasuda voglia di raccontare, di far sapere, con entusiasmo genuino, da fratello a fratello. Ci si sente fratelli e sorelle dei quattro protagonisti, delle loro vite. Nella vicenda, si arriva a punte di estrema partecipazione, quasi commossa. Si percepisce il sottofondo delle loro esistenze scomode, in grado di unire tutte le periferie delle città italiane, in un percorso che ha come capilinea Milano e Napoli.
Il linguaggio del romanzo è un altro punto esclamativo di qualità: un po’ romanzo Harmony un po’ Giovane Holden, predilige un italo-napoletano, diretto e sgrammaticato in maniera costruttiva. Produce, infatti, un contraltare di tepore umano partenopeo al milanese freddo e perfetto di una città che ai quattro ragazzi parla poco e male. Rimarca poi un concetto di fondo del romanzo: Napoli sembra meglio di Milano.

Per la prima volta qualcuno lo scrive. Per la prima volta negli ultimi decenni si parla di Napoli per parlare di Napoli e non per usare la città come strillone contro criminalità e malgoverno. Si parla delle canzoni napoletane, di rioni dov’è nato un fratello o un amico. Si parla del mare di Napoli. Qualcuno se lo “ricordava” che a Napoli c’è il mare?
Milano per gli attori di questa storia è il luogo dove ci si è persi. Dentro e fuori. Milano diventa luogo di preghiere che si levano per un futuro diverso. Preghiere che dovrebbero forse levarsi in napoletano. Forse a un dio diverso. Napoli è il simmetrico luogo dove ritrovarsi. E riprovarci.

L’autore
Biagio Autieri è nato a Cosenza. Vive a Milano, dove lavora come educatore di strada. L’insolita rumba è il suo primo romanzo.

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