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cultura dell'immagine e della parola

Cronaca di una tragedia annunciata

E’ stato Domenico Procacci, in veste di diavolo tentatore, a offrire al regista turco (ma italianissimo) Ferzan Ozpetec la sceneggiatura del libro Un giorno perfetto scritto da Melania Mazzucco. Il regista, che forse avrebbe dovuto resistere alle tentazioni di un film di cui, a detta sua, sentiva la difficoltà narrativa, si è appassionato al romanzo. E’ rimasto colpito in particolare dalla figura di Antonio e per poterne raccontare la storia si è imbarcato nel progetto. Ma come spesso capita a chi ha un grande amore e non vede più nient’altro, Ozpetec si è concentrato sulla figura del protagonista finendo col trascurare gli altri personaggi.

La Marzucco scrive un romanzo corale. Si occupa con equilibrio di tutti i protagonisti, ne studia le psicologie e ne racconta i tic, le abitudini, le manie, presentandoli poco per volta al lettore. Ognuno di loro è ben caratterizzato e nasce da un profondo studio introspettivo. Dice la Mazzucco “Ho bisogno di conoscere i personaggi per inventarli, ho bisogno di vederli, di sapere che avrebbero potuto esistere e sono forse (a mia insaputa) esistiti. La vita e la letteratura sono finestre aperte, c’è un passaggio continuo dall’una all’altra. L’una si nutre dell’altra.”
Ma non è solo nella creazione di un personaggio che la Mazzucco si dimostra grande scrittrice, anche la rappresentazione di questo spaccato di vita italiana, impregnato di dolore, di frustazione e di desiderio di rivalsa, è spietata e sincera. Nel libro l’autrice illustra le contraddizioni del nostro tempo, i disagi giovanili e ancor più quelli degli adulti di oggi, le loro paure, le loro debolezze, la spaccatura profonda e incolmabile tra le diverse classi sociali, che con ipocrisia si finge non esista.

Ozpetec mostra invece immagini svuotate di significato al punto da perdere il percorso narrativo così efficacemente sviluppato dalla Marzucco. Non affonda il colpo e i suoi personaggi rimangono lontani ed evanescenti. I dubbi e le paure di Maya scompaiono sulla pellicola lasciando di lei solo la superficiale austerità. Il complesso e doloroso triangolo che interessa lei, il marito e il figliastro Zero si riduce a un enorme murales feticista. Ozpetec decide anche di riadattare la figura dell’insegnante di Valentina, che nel libro era un omossessuale amante segreto di un importante uomo sposato. Una figura sicuramente idonea alla sensibilità del regista, che l’ha però ignorata, trasformandola nella rassicurante Mara. Tale inaspettata scelta potrebbe essere nata dalla volontà di non distorgliere l’attenzione dalla tragica e insana relazione tra Emma e Antonio, fulcro cruciale del film. E’ Valerio Mastrandea a recitare la non facile parte del marito che, abbandonato dalla moglie a causa delle violenze domestiche cui la sottoponeva, non accetta la separazione e vuole ritornare alle sicurezze, ormai distrutte, della sua vita familiare. L’attore, che abbiamo visto più volte nei panni di personaggi teneramente impacciati, mostra grande talento e capacità recitativa, regalandoci una delle sue migliori prestazioni. Unico, insieme a Stefania Sandrelli, a portare sullo schermo in modo riuscito e credibile il proprio personaggio. Persino Isabella Ferrari non sembra del tutto a suo agio nei panni della volgare Emma e risulta impacciata e artificiale.

Tra tagli e riadattamenti il film perde patos e sostanza, aggiunge dettagli inutili (come l’indecifrabile ruolo di Angela Finocchiaro) e perde la poliprospettività, caratteristica pregnante del romanzo. Dal regista delle fate ingoranti era lecito aspettarsi qualcosa di più.

Un giorno perfetto, romanzo di Melania Mazzucco, 2008
Un giorno perfetto, regia di Ferzan Ozpetec, 2008

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