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Luci e ombre

Luci e ombre

Control è un titolo fatto di luci e ombre, come un neon traballante che si spegne e riaccende in uno sbattito di palpebre. Control è il controllo e la sua assenza, un concetto e una figura che appare e poi sparisce dentro lo schermo nero.
Da qui si inizia a scavare nel film di Anton Corbijn, dal suo titolo e dal modo di rappresentarlo: una porta che permette l’ingresso dello sguardo dentro la finzione, una cornice che raccoglie e racchiude i suoi significati.
Controllo è proprio ciò che manca a Curtis, è il chiaro visibile, è la luce che per contrasto mostra l’oscurità; ed è la linea su cui Corbijn fonda tutto il suo film.

Control vive proprio lì, sul filo di ciò che è stato e di ciò che di quella realtà si sceglie di mettere in scena: non propriamente un documentario, ma nemmeno un racconto totalmente finzionale; non un film musicale ma certamente un film di musica, meglio, di suoni e rumori; non solo uno sguardo su un periodo storico, geografico e sociale, ma anche un affondo dentro il cuore e la mente di un singolo uomo.
Fuori e dentro, superficie e profondità, bianco e nero: Corbijn racconta senza l’uso del colore sia la distanza dalla materia vista (filmata e fotografata) sia la vicinanza delicata che denuda il soggetto.

Corbijn ha posto uno sguardo fuoricampo sull’interno lavoro. L’impianto sonoro del film infatti scorre sulle immagini come a superarle, tenendole insieme ma spandendosi oltre, là dove il visibile non riesce ad arrivare: i pensieri di Curtis volteggiano sopra le sue inquadrature del suo volto, sono parole mai dette (da un ragazzo che in effetti viene ricordato come estremamente schivo e taciturno), sono testi di canzoni scritte e poesie, sono autorappresentazione e voce fuoricampo.
Ma così anche le musiche e i dialoghi che anticipano spesso la scena successiva innestandosi su quella precedente; la colonna sonora che appare extradiegetica, senza una giustificazione all’interno del racconto, entra dentro la storia e da essa fuoriesce: è il suono a guidare la narrazione, forse l’unica certezza nella vita del cantante.

La fusione raccontata da Corbijn è un delicato equilibrio tra ciò che è reale, come le canzoni scritte da Ian, le musiche dei Joy Division e quelle degli artisti degli anni settanta e ottanta, e la messa in scena della sua vita. Così, molto incisivo e narrativo diventa ciè che è lasciato fuoricampo, come il sesso, la morte: elementi così rappresentati e rappresentativi della vita che acquistano un significato pieno solo nascosti; elementi abusati nel racconto della vita di una rockstar da richiamare alla loro profondità solo se visti a occhi chiusi.

E Corbijn, forse, da fotografo dei musicisti, usa nel cinema uno sguardo abituato a guardare a lungo: l’intenso lavoro imitativo dello splendido Sam Riley fa sembrare l’intero film un funambolo appeso tra il lavoro di messa in scena e la fedeltà visiva a un modello realmente esistito. Quasi che Control rappresenti una lunga fotografia di due ore di un ragazzo esistito nel passato, impossibile da inquadrare ancora, ma che, per paradosso, è possibile far rivivere sullo schermo.
Nel modo di rappresentare di Corbijn c’è il momento contemplativo e intimo del bianco e nero e del primissimo piano, ma anche la perdita del soggetto dentro lo sfondo, fino a che i piani si fondono: a volte Ian è un oggetto della scena, confuso tra gli altri oggetti, altre volte è scrutato da vicino, come a cercare di scorgere ciò che non può essere raccontato.

Qui sta Control, nel suo tentativo di mostrare per contrasti, di narrare qualcosa di invisibile, la straziante storia di un giovane che porta dentro di sè un dolore impossibile da rappresentare.

Curiosità
La distribuzione del film è stata parecchio travagliata e le motivazioni possono essere tante, ma ho il terrore che una in particolare potrebbe essere stata determinante: il fatto che il film sia in bianco e nero, ritenuto quindi da distributori ed esercenti di scarso richiamo.

Comunque sia, è un film da andare a cercare, come si suol dire, con il lanternino: dall’ufficio stampa del film, ecco le sale della penisola in cui Control sarà proiettato da venerdì 24 ottobre.
Milano: Eliseo, Via Torino, 64; Uci Cinemas Bicocca di Milano, Viale Sarca, 336; Warner Village Vimercate, Le Torri Bianche.
Roma: Alcazar, Via Merry del Val, 14; Warner Village Parco dei Medici, Viale Parco De’ Medici 135.
Torino: Eliseo, Via Monginevro, 42.
Bologna: Lumiere, Via Azzo Giardino, 65.
Pordenone: Cinemazero, Piazza Maestri del Lavoro, 3.
Venezia-Mestre: Warner Village Marcon Valecenter, Via Enrico Mattei, Venezia-Mestre.

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